L’ “Orange Wine” made in Irpinia: passione, innovazione e autenticità

Il nuovo trend 2017 prodotto dalla Tenuta Nardone è stato presentato ieri nella sede avellinese dell’Associazione “Wine Fredane”. Il presidente Marco Trasente: “Il mio obiettivo è dare la parola ai produttori che fanno il vino in vigna e non in cantina”

secondaAvellino – “La bocca dopo aver ospitato un bicchiere di vino irpino non è più la stessa, è la storia dei nostri antenati e l’amore di chi l’ha fatto. L’Irpinia quando fa il vino fa l’amore. Sarebbe riduttivo, anzi offensivo chiamarlo bevanda. E’ la passione che scorre nelle vene”. Trasmettere questo concetto attraverso l’utilizzo della comunicazione è l’obiettivo dell’Associazione culturale “Wine Fredane”, dando spazio ai nuovi produttori che vogliono contribuire ad affermare la grandezza della nostra terra. Nella serata di ieri presso la sede avellinese del “Wine Fredane”, in via Luigi Amabile 10, è stata la volta della Tenuta Nardone Vincenzo di Venticano che ha presentato il nuovo trend del 2017 l’“Orange Wine” e l’ Aglianico DOC “Vinà” 2014. La degustazione è stata accompagnata da piatti tipici irpini studiati per esaltarne le qualità.

All’evento hanno partecipato enologi, sommelier, titolari di aziende vinicole e appassionati di vino provenienti da tutta le province della Campania, creando un momento di incontro e confronto davvero interessante, segnale che l’Irpinia piace ed interessa a molti. specialmente ai “non irpini” e proprio qui dobbiamo giocarci la partita.

Il “Wine Fredane” nasce da un’idea di Marco Trasente. L’enologo di Montefredane dopo gli studi ha girato il mondo, arrivando fino in Argentina, per capire i diversi tipi di lavorazione del vino: “Per un senso di appartenenza sono tornato in Irpinia. Qui ci sono più di 300 aziende e ho quindi pensato di sopperire a una grande lacuna, quella della comunicazione. Per questo promuovo i produttori che fanno il vino in vigna e non in cantina. Voglio dare a loro la parola, in quanto il vino non è altro che una bella storia da raccontare”.DSC_0032 terza

Dello stesso parere è Nicola Nardone che gestisce la cantina dedicata a Vincenzo, il fratello scomparso: “Il mio posto è in vigna. Il 95% del vino si fa lì. Lavoro solo uva che coltivo. Non usiamo concimi o diserbanti perché poi finiscono nei grappoli e nel vino che bevete. Utilizziamo una gamma di prodotti che non entra nel sistema linfatico della pianta”. L’amore e la passione che Nardone mette nei suoi vini che chiama “figli” si evincono dal fatto che sceglie di non produrre più di 45 quintali a ettaro, rispetto ai 100 quintali consentiti.

 

Il prodotto “Orange” viene coltivato in Santa Paolina, nella zona più alta, che ospita il vitigno Greco di Tufo. Sono piante che hanno 50 anni di carico produttivo. “Dieci giorni prima della vendemmia – spiega Nardone – raccogliamo l’uva più “cattiva” e avviamo la fermentazione in cantina. Usiamo lievito indigeno per conservare l’autenticità del prodotto. Dopo altri dieci giorni raccogliamo l’altra uva e facciamo l’inoculo con quella precedente. Usiamo una minima quantità di solfiti. DSC_0040 quartaIl paletto che mi sono posto è quello di non superare i 10 grammi”.

 

Stesso procedimento per l’Aglianico DOC “Vinà”, i cui vigneti si trovano tra Venticano e Pietradefusi. “Il Vino è espressione del pensiero di chi lo fa, conclude Nicola Nardone. Io lo faccio in modo artigianale. Essere artigiani nel mondo del Vino oggi è una forma d’arte. Ringrazio mio fratello Vincenzo, lui mi ha insegnato questo e tante altre cose. Quello che era lui è l’acronimo di quello che faccio io, il naturale. Ringrazio l’Associazione “Wine Fredane” per l’opportunità e per l’impegno che mette nel far conoscere, anche fuori dai confini territoriali, il vero vino made in Irpinia, quello prodotto in vigna”.

Daniela Cataldo 

 

Source: www.irpinia24.it