Referendum, Celli (Info Irpinia): “Far votare la gente è la cosa più difficile in assoluto”

Il presidente dell'associazione analizza in sette punti il quesito referenziario e l'esito finale

francesco celli“Ci ho riflettuto a lungo e non sono d’accordo con tutto quell’odio di chi ieri ha votato contro chi non lo ha fatto. Non sono d’accordo neanche sulla logica del vincitore e dello sconfitto. Vediamola per punti:
  1) Il referendum serviva a stabilire delle scadenze a concessioni date dallo Stato a ditte private (Eni, Total, Shell, ecc.), per le piattaforme estrattive presenti entro le 12 miglia marine, perché queste stesse ditte, altrimenti, continuerebbero ad estrarre per sempre petrolio e gas, un po’ per volta, non superando mai la soglia dalla quale sono costrette a versare contributi allo Stato (le roialties). Purtroppo adesso continuerà ad essere così. Praticamente questi privati sfrutteranno risorse naturali dello Stato, cioè nostre, e le rivenderanno a noi stessi e ad altre nazioni, facendo profitti sconfinati e non offrendo niente alla comunità. Una colonizzazione vera e propria;
  2) Il raggiungimento del quorum avrebbe potuto rappresentare l’occasione di ridiscutere la strategia energetica nazionale, andando convintamente verso le rinnovabili ed affrontando anche i problemi che ci sono in quel campo. Ricordiamo che la dipendenza dal petrolio non esiste, sono le grandi multinazionali che lo hanno reso indispensabile per arricchirsi a danno delle popolazioni. Tesla, 100 anni prima che io nascessi, aveva già inventato l’auto ad elettromagnetismo, mentre Henry Ford l’auto costruita ed alimentata con la canapa;
 3) Non si sarebbe perso nessun posto di lavoro ma, anzi, se ne sarebbero generati molti con il quorum. Oltretutto c’è una grandissima e rilevantissima questione ambientale che viene sempre sottaciuta ma che potrebbe devastare per sempre i nostri mari, essendo chiusi: inquinamento che già sta avanzando insieme alle malattie, nel silenzio più totale;
  4) Siamo in un periodo storico in cui far votare la gente è la cosa più difficile in assoluto a causa delle cocenti delusioni e disillusioni scontate, in particolar modo, da chi ha vissuto gli ultimi 30-40 anni in questo Paese. Non a caso la parola ‘politica’ ha perso del tutto il suo significato originario e la parola ‘partito’ è divenuto sinonimo di comitato d’affari;
 5) La campagna di boicottaggio informatico del referendum è stata studiata a tavolino dal governo, insieme alla decisione di non accorpare il referendum alle amministrative di giugno (spendendo 360 milioni di euro nostri), agli inviti all’astensionismo ed alle minacce per chi avesse fatto informazione da Sindaco o rappresentante istituzionale. In tv è passata addirittura l’idea che si votasse in sole alcune regioni. Veri e propri crimini contro la democrazia;
  6) Non dimentichiamo che questo quesito referendario è solo uno dei 6 proposti dalle Regioni, spinte dai territori, le quali attraverso la legge ‘Sblocca Italia’ non avevano più nessuna voce in capitolo in materia energetica. Già il fatto di averne accorpati la maggior parte alla legge di stabilità, modificando quindi sostanzialmente lo ‘Sblocca Italia’, dovrebbe far parlare di sconfitta del governo e non di vittoria. Questo sempre seguendo la loro logica perché, in realtà, la vittoria può essere solo il bene della collettività e la sconfitta è sempre il male della collettività, chiunque la generi;
  7) La massiccia partecipazione in questa provincia avrebbe potuto avere un forte valore simbolico e questo, purtroppo, non è stato. La nostra Irpinia, gravata da 2 permessi petroliferi esplorativi, avrebbe potuto lanciare un messaggio chiarissimo alle multinazionali scoraggiandole, domani, a portare avanti il progetto Nusco e quello Case Capozzi. Ci sono ad ogni modo esempi importanti come Villamaina, Gesualdo e Montefusco che hanno dato un segnale di partecipazione forte; lo stesso Avellino che ha dimostrato finalmente di essere parte dell’Irpinia e del suo destino.
 Questi numeri, comunque, rappresentano voti veri, consapevoli. Non sono voti comprati o ricattati e quindi non vanno assolutamente screditati, anche in considerazione del fatto che la materia ed il quesito erano particolarmente tecnici (e di difficile comprensione).
Questo appuntamento referendario era una semplice tappa per questa terra, come abbiamo sempre detto: poteva essere sfruttata meglio ed ognuno degli attori in campo dovrà concentrarsi su come comunicare meglio, perché l’autocritica è la prima cosa per crescere. Chi invece non ha speso neanche una parola in questa campagna referendaria, come ad esempio i sindaci (tranne qualcuno), dovrebbe prendersi le proprie responsabilità.
Ad ogni modo che sia chiaro: in Irpinia non vi lasceremo mai trivellare. Questo, care multinazionali, mettetevelo bene in testa”. Cosi in una nota le dichiarazioni e il commento di Francesco Celli di Info Irpinia sul referendum sulle trivelle e il suo esito.
Source: www.irpinia24.it