Lida, Merola: “La caccia è un’abitudine incivile e dannosa “

Ogni anno si registrano tantissime vittime tra i cacciatori e tra individui nei pressi delle abitazioni.

cacciatoreBonito – Se Dio vuole, anche per quest’anno (lo scorso 10 febbraio) si è finalmente chiusa la caccia!.. Ma sarà poi vero? L’ultima vittima,fuori regolare stagione venatoria, è di pochi giorni fa nella cosiddetta “caccia di selezione”. Ogni anno bilanci pesantissimi su ogni fronte: moltissime le vittime tra i cacciatori, per non parlare dei civili coinvolti per pura casualità.

La caccia continua ad essere definita uno sport “DAGLI ADDETTI AI LAVORI”, eppure ormai fa numeri più simili ad una guerra. Si legge nei dati della L.A.C. (sito nazionale) che quest’anno 37 cacciatori sono morti e 69 feriti; 1 morto e 15 feriti tra la gente comune casualmente coinvolta.

E come se morti e feriti non bastassero, si aggiunge uno spaventoso inquinamento ambientale dovuto al piombo delle cartucce…ma non solo.  Troppo spesso la normativa sulla sicurezza viene violata proprio nelle nostre zone, infatti quasi sempre manca la tabellatura obbligatoria per la caccia al cinghiale, indispensabile per la cautela della salute delle persone comuni. Soprattutto laddove è presente il cinghiale, spesso interi boschi vengono dati alle fiamme per poter stanare gli ungulati ed altra selvaggina. Così come spesso le allegre brigate dei cinghialai e non solo, mettono in atto, al solo scopo di “rovinare”  le zone di caccia agli avversari, le cosiddette faide venatorie (bocconi avvelenati, incendi, etc. etc ).

Altro serio problema è che non vengono rispettati quasi mai i calendari venatori e così si possono sentire spari anche nei periodi in cui la caccia è chiusa quando gli uccelli migratori sono in transito nelle nostre zone o in fase di riproduzione, bracconieri in giro, addirittura con cani al seguito creano disturbo alla fauna (a questo proposito ci auspichiamo anche una correzione da parte della regione Campania sulle date di chiusura della caccia alla specie colombaccio, ormai specie semi stanziale e in fase prenuziale già da metà gennaio).

Inoltre, le nuove leggi regionali sulle guardie venatorie volontarie hanno lasciato il territorio praticamente sprovvisto di controlli, anche da parte degli addetti delle associazioni ambientaliste ramificate sul territorio. Insomma sembra di essere nel Far West, ed ognuno si fa la legge che preferisce… tanto nessuno si oppone. Una vera e propria lobby, quella dei cacciatori, che si ramifica anche nell’industria alimentare (vedi nuova legge regionale Toscana) e quindi “nell’economia”.

Sono stati fatti innumerevoli studi che hanno dimostrato come i cinghiali siano una specie di indole mite e con una struttura sociale matriarcale; addirittura l’estro di tutte le femmine del gruppo viene scandito dalla femmina dominante, e si verifica una volta all’anno. La caccia, invece, disperde i branchi, provocando più estri durante l’anno e la predominanza di un maggior numero di femmine; si verificano ogni anno nuove immissioni illegali di altri capi da parte di chi li caccia e, per di più, spinti fuori dalle boscaglie, i cinghiali hanno finito per cercare cibo in prossimità delle case coloniche e, quindi nei campi coltivati.

Questo fenomeno sta causando gravi danni alle colture e la Campania è la regione che spende di più per rimborsare i danni agli agricoltori. infine, le associazioni di categoria, che dovrebbero selezionare i loro componenti, hanno invece, tra i propri rappresentanti, gli stessi cacciatori (è inconcepibile che le associazioni di coltivatori siano rappresentate da cacciatori). E’ ovvio che gli obbiettivi degli uni e degli altri non possano coincidere.

L’alto numero dei cinghiali è proprio quello che vogliono i cacciatori, lo hanno favorito in tutti i modi, così da causa del problema , si propongono a soluzione del problema stesso. E’ come se una casa farmaceutica diffondesse un virus e poi proporrebbe l’acquisto del vaccino da essa stessa prodotto. Quindi, se c’è una categoria che ha tutto l’interesse a mantenere una massiccia presenza si cinghiali sul territorio, non possono essere che i cacciatori, i quali fanno ricadere sugli altri (agricoltori in primis) i danni e su di essi i benefici.  

La caccia inquina con il piombo nei terreni e nelle falde acquifere, crea incidenti con la presenza di gente armata molto spesso vicino alle abitazioni, alimenta il fenomeno del randagismo con l’abbandono dei cani ritenuti non più adatti. Non si può affidare la risoluzione del problema a chi lo crea. La caccia non è uno sport ma un’abitudine incivile e potenzialmente dannosa anche per chi non la pratica e ci auguriamo che la pubblica opinione , debitamente informata, maturi una maggiore consapevolezza sulla necessità di fermare questo spaventoso vomitevole massacro, che uccide milioni di indifesi ed alle volte uccide anche l’uomo. Cosi in una nota il  Responsabile della Sezione LIDA e Delegato LAC Merola Emilio Mauro

Source: www.irpinia24.it