“Storie di donne irpine”, il racconto dell’archivista Postiglione

La funzionaria dell'archivio di Stato di Avellino ha descritto la Mostra inaugurata questa mattina al Carcere Borbonico:"Una raccolta di documenti e fotografie di madri, spose, insegnanti, vittime e criminali a partire dal 1700. Tra queste anche la prima serial killer italiana Leonarda Cianciulli"

SAM_7989Avellino – E’ stata inaugurata questa mattina la mostra allestita presso il Carcere Borbonico di Avellino dedicata alle storie di donne irpine a partire dal 1700. Il tempo scelto quest’anno dall’archivio di Stato è quello del mutamento: il cambiamento di certi riti, di certi consumi, l’uso di una nuova libertà di scelta in tanti settori (lavoro, passione politica e civile) comporta un abbandono del ruolo femminile tradizionale.

Inediti documenti e fotografie, divise in varie bacheche, raccontano storie di madri, di matrimoni fatti di costumi, usi dotali e “Protocolli Notarili, di maestre e scolare, ma anche di vittime di violenza di vario genere e crimini di donne,

L’esposizione sarà aperta al pubblico fino al 23 aprile. Sarà possibile visitarla dal lunedì al venerdì dalle ore 9 fino alle 18 e il sabato dalle ore 9 alle 13.

A condurci per mano in questo viaggio storico tutto made in Irpinia è Mariarosaria Postiglione, funzionaria dell’archivio di Stato di Avellino.

Dottoressa cosa raccontate in questo salto nel tempo dedicato alla donna?

Ogni anno il Ministero indice la “Giornata Nazionale della Donna”. Quest’anno abbiamo pensato a questa Mostra che racconta le storie delle donne irpine nei vari ambiti.  Abbiamo i capitoli matrimoniali dove ci sono testimonianze che tra le famiglie si stipulava un vero e proprio contratto. Il tutto avveniva alla presenza di un notaio e le condizioni erano sempre a favore dell’uomo. Poi intorno a 1850 la donna prende il suo posto nel mondo del lavoro, come si può vedere dalle foto della bacheca “Storie di maestre e di scolare”. Proprio per la sua indole materna erano giudicate maggiormente predisposte all’insegnamento. L’Ispettore forniva a quello che era il capo del Governo dell’epoca una terna di maestre e tra loro veniva scelta la persona più idonea per affidarle una classe. Naturalmente lo stipendio era inferiore rispetto a quello dell’uomo. Arriviamo al 1957 quando alle amministrative di Montoro Superiore viene presentata una lista formata da sole donne, come racconta “Il Mattino” cronaca di Avellino dell’11 aprile di quell’anno. Da allora conquista il suo posto nella società“.

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Sopratutto nel 1800 molto sono state le vittime di violenza di vario genere…Un gruppo di documenti di vario tipo fornisce interessanti spunti su questo tema: nel 1809 un annullamento di matrimonio, non consumato e celebrato per procura, viene richiesto da una donna perché aveva dovuto cedere alla volontà della madre e alla minaccia dello zio paterno, sacerdote, Nel 1853, invece, una donna viene condotta in prigione perché nella piazza pubblica di Montecalvo aveva bestemmiato. E ancora nel 1861 una suora, la superiora del monastero di S. Filomena in Mugnano del Cardinale, viene accusata di convivenza con banda armata e di cospirazione tendente a cambiare la forma di governo nella neonata Unità d’Italia. Infine, un documento del 1898 colpisce per la sua stringente attualità: i sindaci di tutti i Comuni italiani dovevano raccomandare alle giovani donne in procinto di emigrare di avere massima conoscenza e certezza del lavoro promessi nei luoghi di destinazione, dal momento che era in aumento il traffico di donne fatte espatriare per destinarle alla prostituzione“. 

In Irpinia le donne però e non sonno state  solo vittime ma anche protagoniste di vicende criminali…

SAM_7984Si, proprio pochissimo tempo fa la Questura ha depositato nel nostro Ufficio, tra gli altri, i documenti della prima serial killer italiana, Leonarda Cianciulli nata a Montella nel 1941 e trasferitasi, successivamente, a Correggio, in provincia di Reggio Emilia. La Cianciulli uccise tre donne: Ermenlinda Faustina Setti, Clementina Soavi e Virginia Cacioppo. Tra il 1939 e il 1940 le ha fatte a pezzi con un’ascia, sciogliendo poi nella soda caustica i loro corpi per preparare sapone. Non a caso è stata denominata la “saponificatrice di Correggio”. Nella bacheca dedicata alle madri troviamo anche molte storie di infanticidio. Negli articoli di giornale si narra di donne che non hanno ucciso i loro figli appena nati, perché frutto di “storie d’amore illecite”. Addirittura una 19enne che aveva avuto una relazione con un pianista romano ha occultato il corpo di sua figlia in una valigia, dopo averla soffocata con una calza. Andando un po’ più indietro nel 1849 Angela Rosa Clemete di Carife su accusata dell’omicidio volontario del marito“.

Mettiamo a confronto la donna dei secoli scorsi e quella di oggi. Cosa è cambiato e cosa dovrebbe ancora cambiare?  

Piccoli passi in avanti sono stati fatti, ma non basta. Oggi giorno sentiamo ripetere le stesse storie che sono accadute negli scorsi secoli: madri che uccidono i propri figli e donne vittime di efferata violenza. Serve una maggiore sensibilizzazione sulla questione e non solo l’8 marzo“. 

Source: www.irpinia24.it