Spettacoli – Agenda teatrale dal 4 al 10 gennaio in Campania

Un gennaio all'insegna della riscoperta dei maestri del teatro partenopeo

teatroooooAvellino – Il Teatro Delle Rose, Piano Di Sorrento Mercoledì 6 gennaio, ore 21.00, il Teatro Verdi di Salerno da giovedì 7 a domenica 10 gennaio e il Consorzio Campano Teatro e Musica diretto da Nunzio Areni presentano Peppe Barra in La cantata dei pastori di Peppe Barra e Paolo Memoli liberamente ispirata da Andrea Perrucci.

 Da oltre tre secoli non c’è Natale senza “Cantata dei Pastori”. Da oltre quarant’anni non c’è “Cantata dei Pastori” senza Peppe Barra. Peppe Barra (Razzullo) è protagonista e regista de La Cantata dei Pastori, affiancato, in scena, da Teresa Del Vecchio (Sarchiapone), Patrizio Trampetti (Cidonio/Diavolo Oste), Maria Letizia Gorga (Zingara/Gabriello), Lello Giulivo (Demonio), Fabio Fiorillo (Ruscellio), Francesco Viglietti (Armenzio), Andrea Carotenuto (Giuseppe), Chiara Di Girolamo (Maria Vergine) e il piccolo Giuseppe De Rosa (Benino).

Le musiche sono di Roberto De Simone, Lino Cannavacciuolo, Luca Urciuolo e Paolo Del Vecchio, le scene di Tonino Di Ronza, i costumi di Annalisa Giacci, le coreografie di Erminia Sticchi, assistenti alla regia Francesco Esposito e Gennaro Monti, assistenti alla scenografia Emanuela Ferrara e Lucio Valerio, assistente ai costumi Antonietta Rendina.

La Cantata dei Pastori ha un titolo lunghissimo e barocco, ma è universalmente nota con l’abbreviazione d’uso. La storia racconta le traversie di Giuseppe e Maria per giungere al censimento di Betlemme e gli ostacoli che la santa coppia dovrà superare prima di trovare rifugio nella grotta della Natività.

Nel difficile viaggio vengono accompagnati da due figure popolari napoletane, Razzullo, scrivano assoldato per il censimento, e Sarchiapone, “barbiere pazzo in fuga per omicidio”. Immaginiamo di trovarci in una Napoli barocca, trasudante sesso e aromi, nonché sensualità orientale, perché era una città cosmopolita, lo è sempre stata.

I rituali che si facevano erano più legati alla magia e alla lussuria piuttosto che alla tradizione cristiana e partenopea. Un ceppo clericale, i Gesuiti, nel 1698 commissionò all’abate Andrea Perrucci una sacra rappresentazione per allontanare il popolo napoletano dagli spettacoli blasfemi che si facevano in quel periodo.

Ma in poco tempo divenne un fenomeno diverso: il popolo se ne appropriò trasformandola in qualcosa di molto più blasfemo e profano di quanto i Gesuiti non avrebbero voluto. Oltre al personaggio comico di Razzullo , il popolo inserisce un’altra figura per il proprio divertimento, Sarchiapone.

La Cantata divenne così scurrile che nel 1889 ne fu sospesa la rappresentazione con un editto cardinalizio, tanto da far dire, poi, a Benedetto Croce che l’opera «era finita e non sarebbe stata rappresentata mai più». Ma non fu così.

Infatti la Cantata continuò ad essere rappresentata, prima clandestinamente, poi nei teatrini di quartiere e negli oratori parrocchiali fino al 1974, quando Roberto De Simone la fece riscoprire al grande pubblico.

Sono passati oltre quarant’anni e da allora non c’è Cantata dei Pastori senza Peppe Barra. Lui, negli anni, ha rimaneggiato e riscritto la Cantata, presentando sempre allestimenti innovativi e fedeli alla tradizione.

In questo nuovo allestimento l’artista offre un’ennesima e sorprendente lettura dell’opera; in scena Peppe Barra è impegnato a creare contrasti recitati, cantati e mimati, attraversando gloriosamente tutta la tradizione e gettando perle musicali e comiche, pezzi raffinati e cose più andanti dal sapore popolare: una girandola di puro teatro che assomiglia di più ai fuochi d’artificio di un Natale napoletano.

La Cantata dei Pastori è un testo di teatro gesuitico, scritto espressamente per contrastare la “diabolica” Commedia dell’Arte, che diventa, dopo oltre tre secoli di contaminazioni, esso stesso veicolo vivo, e tra i più importanti, di quel linguaggio popolare che accanitamente combatteva.

Perché, in fondo, La Cantata dei Pastori è tutta qui: tra versi arcadici e lazzi scurrili, tra lingua colta e dialetto, tra sentimento cattolico e rito pagano.

Il Teatro Di Costanzo-Mattiello di Pompei da venerdì 8 a domenica 10 gennaio e l’Arteespettacolo e Prospet Produzione Spettacolo presentano Filumena Marturano di Eduardo De Filippo con Gloriana (Filumena Marturano) e Nello Mascia (Domenico Soriano) e con Cloris Brosca (Rosaria Solimene) e Giancarlo Cosentino (Alfredo Amoroso) e Ferdinando Maddaloni (Avvocato Nocella), Francesca Golia (Diana), Antonio D’Avino (Michele), Antonio Filogamo (Umberto), Gianluca d’Agostino (Riccardo), Rossella Amato (Lucia, cameriera), Valentina Elia (Teresina, sarta), Sergio Caporaso (facchino) musiche James Senese, scenografia Raffaele Di Florio costumi Luca Sallustio, disegno luci Lucio Sabatino aiuto regia Ferdinando Maddaloni regia Nello Mascia

Filumena Marturano è tra i lavori di Eduardo più conosciuti e apprezzati. E’ stato proprio l’erede del grande maestro, Luca De Filippo, a concedere i diritti di rappresentazione all’attrice Gloriana in scena insieme a Nello Mascia, che ha accettato il doppio ruolo di protagonista maschile (Domenico Soriano) e di regista.

Il 1946 fu un anno fondamentale della Storia d’Italia. Proprio in quell’anno l’Assemblea Costituente dibatteva il tema del diritto-dovere di riconoscimento dei figli illegittimi. Eduardo scrisse Filumena in pochi giorni, in un impeto creativo folgorante, che lo teneva sveglio anche di notte. L’opera è costruita all’interno di un quadro socio-culturale molto ben definito.

La contrapposizione di due mondi: la Napoli dei “bassi” trasudanti miseria e dignità e la città “bene”, spensierata e inconsapevole che sfrutta ed umilia lo stuolo dei concittadini poveri. Due culture che non hanno possibilità di incontrarsi. Commedia sociale, la definì a giusta ragione Eduardo, ma anche commedia di sentimenti.

L’istinto materno è infatti la sola molla che fa ribellare Filumena dopo anni di silenziosa sottomissione, inducendola all’inganno che è la sola via per assicurare un cognome ai tre figli generati di nascosto da tutti. Nel teatro eduardiano Filumena è l’unica protagonista femminile. Ed è lei la vessillifera di valori che i maschi sembrano aver dimenticato. Il coraggio, la dignità, il desiderio di riscatto. Medea al rovescio, non sacrifica i suoi figli, ma lotta per assicurare loro stabilità, rispetto un posto non subalterno nella società.

Commedia rivoluzionaria. Filumena non può niente se usa i mezzi della cultura borghese. La legge non è mai stata dalla parte della povera gente, ma potrà avere tutto, usando la forza dei sentimenti. Farà leva sul tema della paternità, e, solo in quel punto, Domenico Soriano cederà. Filumena ha ottenuto quello che desiderava. Ora, finalmente, potrà piangere.

Il Teatro Carlo Gesualdo di Avellino Sabato 9, ore 21.00, e domenica 10 gennaio, ore 18.30 e La Compagnia di Teatro di Luca De Filippo presenta  Non ti pago di Eduardo De Filippo con (in ordine di apparizione) Antonella Cioli, Viola Forestiero, Nicola Di Pinto, Federica Altamura Andrea Cioffi, Gianfelice Imparato, Massimo De Matteo, Carmen Annibale Paola Fulciniti, Gianni Cannavacciuolo, Giovanni Allocca, regia Luca De Filippo, scene Gianmaurizio Fercioni, costumi Silvia Polidori, musiche Nicola Piovani luci Stefano Stacchini, aiuto regia  Norma Martelli, aiuto scene  Olivia Fercioni e aiuto costumi  Pina Sorrentino.

 Continuando il lavoro di approfondimento sulla drammaturgia di Eduardo, a partire da ottobre 2015, la Compagnia di Teatro di Luca De Filippo propone Non ti pago, commedia tra le più brillanti del repertorio eduardiano che lo stesso grande drammaturgo napoletano ha definito “una commedia molto comica che secondo me è la più tragica che io abbia mai scritto”.

Con Non ti pago la Compagnia di Teatro di Luca De Filippo porta avanti un percorso specificatamente tematico, preceduto nella stagione 2013/2014 dall’allestimento di Sogno di una notte di mezza sbronza, che ne costituisce il prologo naturale. La commedia parla di sogni, vincite al lotto, superstizioni e credenze popolari di un’umanità dolente e sfaccendata, che nella cruda realtà quotidiana, fatta di paure, angosce e miseria, non rinuncia però alla speranza, all’illusione, all’ingenua attesa di un colpo di fortuna che determini un futuro migliore.

Breve sinossi - Il protagonista Ferdinando Quagliuolo, è personaggio ambiguo e surreale, che vive tra sogno e realtà. Gestore di un botteghino del lotto a Napoli è un accanito giocatore eccezionalmente sfortunato. Al contrario un suo impiegato Mario Bertolini, suo futuro genero, interpretando i sogni, colleziona vincite su vincite e addirittura un giorno gli capita di vincere una ricca quaterna di quattro milioni delle vecchie lire datagli in sogno proprio dal defunto padre del suo datore di lavoro.

Accecato da una feroce invidia Don Ferdinando si rifiuta di pagargli la vincita e rivendica il diritto di incassare la somma per se. Egli sostiene che lo spirito di suo padre avrebbe commesso un involontario scambio di persona recandosi per errore nella vecchia abitazione della famiglia Quagliuolo dove ora risiede il giovane Bertolini.

La commedia si sviluppa intorno ai vari tentativi di Ferdinando di appropriarsi del biglietto vincente con esasperate contese, dispute surreali e grottesche maledizioni.  Teatro Nuovo di Salerno Sabato 9, ore 21.00, e domenica 10 gennaio, ore 18.30 Valeria Monetti in Ti amo sei perfetto, ora cambia di Joe Di Pietro e Jimmi Roberts con Daniele Derogatis, Pietro Di Blasio, Stefania Fratepietro regia Marco Simeoli. 

Source: www.irpinia24.it