Anna Russo, un’irpina “Alfiere del lavoro”

Alla cerimonia presenti anche Pietro Grasso, Alessandro Criscuolo e Stefano Dambruoso

Anna RussoAvellino – Gli “Alfieri del Lavoro” sono i 25 migliori studenti che abbiano terminato la scuola secondaria superiore con il massimo dei voti. Istituito nel 1961, per le celebrazioni del Centenario dell’Unità d’Italia, il premio ha visto finora assegnare oltre 1.300 medaglie.

La selezione tiene conto del voto dell’esame di Stato e dei risultati scolastici dei primi quattro anni delle scuole superiori. Le segnalazioni dei candidati vengono inviate dai Dirigenti scolastici, che indicano il migliore studente della loro scuola.

Gli Alfieri del Lavoro vengono premiati al Quirinale dal Presidente della Repubblica in occasione della consegna delle onorificenze ai nuovi Cavalieri del Lavoro: si crea così un legame ideale fra gli studenti e i Cavalieri. Gli studenti segnalati nel 2015 sono stati 1.393, dei quali 1.109 rispondenti ai requisiti, 430 i ragazzi e 679 le ragazze. Tra i premiati, Anna Russo Russo, premiata insieme al Cavaliere del Lavoro Luca Tomassini.

Di dove sei originaria?

Sono nata il 23 giugno 1996 ad Ariano Irpino, ma mia madre è di Vallesaccarda (AV) e mio padre di Castel Baronia. Io, invece, fin da piccola ho abitato in provincia di Frosinone, dove ci siamo trasferiti per il lavoro di mio padre.

Da chi sei stata segnalata per il premio e perché?

Dalla mia scuola: ogni anno ciascun istituto è invitato a candidare un proprio studente meritevole che abbia conseguito, come requisiti, il diploma di licenza media e di scuola superiore, con il massimo dei voti e che abbia ottenuto una media non inferiore a 8/10 in ciascuno dei primi quattro anni della scuola superiore.

Questo premio credi cambi in qualche modo la tua vita?

Non so bene se e in che modo la designazione ad Alfiere del Lavoro influenzerà il mio futuro, tuttavia so che non dimenticherò tanto facilmente ciò che ho provato quando mi è stato comunicato di essere fra i 25 ragazzi selezionati, né l’emozione del giorno della cerimonia al Quirinale. Il premio, da una parte mi ha ripagata delle fatiche di questi anni, dall’altra mi ha stimolata a fare di più e a fare meglio.

Anche tuo fratello ha ricevuto lo stesso premio?                                                    

Quattro anni fa anche mio fratello Gabriele ha vissuto la stessa esperienza. Si potrebbe quasi dire che ne sto calcando le orme, perché ho deciso di iscrivermi anche io al suo stesso corso di laurea, ovvero Ingegneria Informatica, presso l’Università di Tor Vergata.

Perché Ingegneria informatica?

Mi sono diplomata al Liceo Classico, ma già da alcuni anni mi è chiaro che ciò che davvero mi piace, è la matematica. L’interesse per l’informatica è più recente, ma in parte nasce dalla possibilità che offre di applicare la matematica in un settore dalle enormi potenzialità e dalla continua espansione. Di qui la scelta di un corso di laurea che combini il più possibile queste due scienze.

Che hobby coltivi?

Nel tempo libero, ormai notevolmente ridotto dagli orari universitari, cerco di conciliare i miei hobby di sempre, la lettura e il disegno, con gli allenamenti di karate e gli appuntamenti con il gruppo degli sbandieratori di Anagni, di cui da alcuni anni, faccio parte.

Come vedi il ruolo della donna nella società?

Le naturali differenze tra uomo e donna sono una fonte di ricchezza in ogni contesto, dalla famiglia fino alla scienza o alla politica. Di questo in Italia si è preso coscienza relativamente tardi rispetto ad altri Paesi europei e ancora oggi quest’idea non è del tutto radicata, nonostante le leggi che la promuovono: ancora scarsa la presenza femminile in Parlamento, ancora presenti discriminazioni soprattutto nel mondo del lavoro. Personalmente però, ho fiducia nel percorso che si sta facendo in Italia, e che spero si stia intraprendendo in quei Paesi in cui le donne sono ancora completamente sottomesse.

Ritieni che voi giovani vi occupiate abbastanza di politica?                                 

La politica italiana spesso non dà bella mostra di sé: oltre ai numerosi casi di corruzione ormai noti, emerge frequentemente che per molti, più che vocazione, la politica è un mestiere ed è comprensibile allora che i giovani perdano fiducia nelle istituzioni a causa degli uomini che le rappresentano, finendo per disinteressarsi della collettività. Ovviamente non è così per tutti: molti nutrono la speranza di poter cambiare le cose e sono già impegnati nel piccolo delle proprie possibilità.

Conosci l’Irpinia e i suoi piccoli centri in particolare, a sufficienza?                                                                  

Ammetto di avere una conoscenza solo superficiale dell’Irpinia, la frequento nelle festività e durante l’estate, e per di più limitata ad alcuni paesi. Tuttavia, ciò che ho potuto osservare, confrontando i luoghi che conosco con le diverse realtà di Anagni e di città ancora più grandi, è la presenza forte delle tradizioni e il calore degli abitanti, due tratti caratteristici dei piccoli centri. Anagni non è molto più grande, ma a mio parere, non ha un’identità così ricca, definita e peculiare. Nello stesso tempo, è evidente che i piccoli paesi sono sempre più poveri di abitanti, e che i giovani vanno via per aspirare a maggiori opportunità. È la storia della mia famiglia, dopotutto.

Quali pensi siano i problemi maggiori della società di oggi?

C’è un disperato bisogno di educazione alla legalità e all’onestà fin nei bambini. Ho avuto occasione di osservare in numerosi ambiti che spesso nella nostra società vige la legge del: “lo fanno tutti, lo faccio anch’io” e questo atteggiamento, forse più della precaria situazione economica, mi rende cinica verso il futuro, perché mi toglie la speranza che una crescita e un miglioramento siano possibili.

Come vedi la tua vita proiettata nel futuro?

Mi è un po’ difficile immaginarla: so che ho ancora tanto da conoscere e sperimentare di fronte a me. La speranza è di poter continuare a seguire i miei interessi per potermi confrontare sempre con passione con le sfide universitarie e poi con quelle più insidiose del mondo del lavoro.

Rimarrai in Italia o emigrerai all’estero?

Ad oggi la mia intenzione è di rimanere in Italia: non voglio lasciarla e non ho al momento una motivazione abbastanza forte da spingermi a farlo. Inoltre spero di poter dare anch’io un giorno, in qualche modo, un piccolo contributo al mio Paese. 

Floriana Mastandrea

Source: www.irpinia24.it