Di luci e di musica nella Città che fatica ad avere un’identità

Luci sfavillanti a tema musicale, ma che rapporto ha davvero la città con la musica?

note-musicali1Avellino –  Si è vero c’è stata l’assemblea del Pd, domani c’è la conferenza di De Blasio e pare che tutte le reti siano unificate. Allora vuol dire che questo è il momento giusto per uscire dal coro e scrivere d’altro, per esercizio di libertà e piacere.

Se vogliamo parlare di decadenze, tanto per restare prossimi al tema, molto ci sarebbe da raccontare sulle reazioni avute dai musicisti di questa città, circa le luminosissime note che affollano il corso. Non si tratta di fare i criticoni, perchè le luci ad esser belle lo sono, va detto. Piuttosto quel che sembra ai più è che “Avellino città della Musica” sia un paradosso. Non perchè qui non ci sia la buona musica. La nostra terra è feconda, pullula di artisti riconosciuti e riconoscibili. Ci sono loro e ci sono le associazioni, quelle che, come i Senzatempo, hanno posto la loro sfida culturale sulla condivisione di suoni, di storie musicali e umane.

C’è la bella città, ridente, coi giovani che con coraggio dicono “Papà io voglio vivere di musica”, beccandosi scherni, porte in faccia e opposizioni, nel più dei casi. Ma lungi rintracciare nell’avellinese il problema del genitore che non accetta che il figlio abbia come massima aspirazione quella di fare il musicista, quello è un affare prima di tutto italiano. La musica qui è un fatto di elite, dai grandi club ai piccoli bar, dai grandi palchi alle strade desolate. Forse è per questo che la musica è cultura, perchè solo chi la intende ne coglie il valore e la va cantando in ogni dove. Qui ad Avellino, sostanzialmente, raccontano che si fa la “gavetta”, nel senso che dal garage al pub è un gran salto e poco importa se pagano. Ma no, non è tutto così drammatico. Ci sono anche le cene e l’open bar come compenso alle serate e qualche volta anche dei contanti. Quelli non molti e non per tutti, ma ci sono. Così chi suona gratis, o quasi, non svende solo se stesso, ma anche tutti gli altri. Svende quelli che non fanno musica per hobby, che non hanno il corso di laurea alternativo o qualcuno che possa aiutarli ad affermarsi.

Ecco perchè queste luci fanno amaramente sorridere i ragazzi avellinesi, i ragazzi che scelgono di partire alla volta di scuole famose o di avventure on the road, prima di arrendersi alla realtà di una città che ti tarpa le ali, anche quando ti offre i migliori percorsi didattici. 

Le luci che servono a questa Città sono quelle del cambiamento. Solo quando Avellino sarà disposta a immaginarsi diversa da come è anche il tenore dei dibattiti da fare o sentire suonerà più intonato e magari dimenticheremo le voci stonate che oggi la rendono un posto poco appetibile.

di Francesca Contino

Source: www.irpinia24.it