A Castelfranci la presentazione del libro di Giordano “Aghi di pino, silenzi e funghi”.
La manifestazione sarà dedicata a Valeria Soresin, la ragazza veneziana unica vittima italiana degli attentati a Parigi del 13 novembre
Castelfranci - A Castelfranci, martedì 8 dicembre alle ore 19,00 presso la sede dell’Associazione Libero Pensiero “Giordano Bruno” sarà presentato il libro di Giandonato Giordano “Aghi di pino, silenzi e funghi” (Alessandro Polidoro editore).La manifestazione sarà aperta dai saluti di Felice Storti presidente dell’Associazione L. B. “Giordano Bruno”, seguiranno gli interventi del sindaco di Castelfranci Generoso Cresta, di Edmondo Marra scrittore, Fiorella Delli Gatti direttivo Libero Pensiero, Felice Santoro pubblicista, Luciano Luciani scrittore, Luisa Ricciardi sociologa, Vincenzo di LallaModera Emma Gregorio dott.ssa in Lettere Moderne. Intermezzi musicali a cura di Gerardino Lardieri con canzoni di Francesco De Gregori, letture di brani poetici a cura di Gaetano Calabrese, Angela Prudente ed Emidio Natalino De Rogatis. Sarà presente l’autore.
Peppino dopo la morte del padre, che faceva l’orologiaio, si ritrovò a trascorrere il tempo secondo una visione lineare “staccò dalle pareti gli orologi e li ripose insieme a tutte le sveglie in uno scantinato della casa. Per lui il pendolo del tempo scorreva dall’alba e il tramonto. A chi gli chiedeva perché non portasse l’orologio al polso, rispondeva: “l’uomo non governa il tempo”.
Le cose cambiano quando la chiamata alla guerra irrompe nella sua vita di uomo solitario, legato alla sua collina e alle sue piccole cose.
In trincea Peppino si trova a vivere un’altra cognizione di tempo, un tempo inceppato nella minuta quotidianità della sopravvivenza, fatto di gesti folli divenuti normali, di azioni compiute per inerzia, senza speranza di cambiamenti. La percezione del tempo non è più continuo, lineare e accertato da un inizio e una fine, ma è fatto di frammenti per chi in ogni istante è sottoposto alla casualità di un morire inutile ed atroce. L’individuo perde la coscienza della propria individualità.
Alla fine le trincee diventano delle gabbie in cui gli uomini, trascinano la loro esistenza in una dimensione sospesa ed effimera. In questa riaffiorano schegge di vita, luoghi, azioni.
Peppino si ritrova in questa dimensione, la stessa situazione della capinera che, prima di partire per la guerra, aveva catturato e chiuso in gabbia, per appagare il sogno di non doverla scrutare e ascoltare più il suo canto da lontano.
Ma la vita è un canto che non si può chiudere in gabbia.