Atripalda – Con Gemma Troncone va via un pezzo di storia
E' scomparsa a 102 anni. Figlia e sorella di coloro che resero glorioso il passato della cittadina del Sabato con il cinema. Mesi fa fu la musa ispiratrice del documentario che racconta la belle epoque dell'ex Ideal
Atripalda – La cittadina del Sabato è stata definita più volte la terra degli artisti. A confermarlo le ultime due scomparse: il poeta Bonazzi e la signora Gemma Troncone, vissuta ad Atripalda per 102 anni. Gemma era figlia di artisti, il papà Raffaele era un fotografo rinomato e la mamma Tommasina, un’abile ritrattista. Ma ben presto, grazie al fratello Manfedi, si avvicinò a un’altra passione, il cinema. Un sogno nato in una piccola bottega e trasformatosi pian piano in una grande realtà.
Gemma è stata fin ora il simbolo della gloriosa storia cin
ematografica atripaldese. Qualche mese fa, l’abbiamo vista nei panni di voce fuori campo in un documentario dedicato all’ex Ideal. E’ stata la musa ispiratrice della giovane regista, Matilde Trifari. Sembra quasi la Rose di Titanic con la sua voce incantevole. Nella pellicola ha gli occhi lucidi e un sorriso stampato sulla bocca. Racconta
con nostalgia gli anni più belli della sua vita, della sua famiglia e della città alle sponde del Sabato. Poi, infine, con amarezza si sofferma sullo stato attuale dell’ex cinema Ideal, una struttura ormai abbandonata al centro di Piazza Umberto I, che per 30 anni ha raccolto risate, pianti, gioie, emozioni. Ha visto sfilare sul suo tappeto rosso, posto rigorosamente all’ingresso, celebrità del mondo del cinema. Ancora oggi con orgoglio Atripalda mostra la foto di Claudia Cardinale seduta tra le fila dell’ex Ideal, in occasione del “Laceno D’Oro”.
Grazie alla famiglia Troncone gli atripaldesi hanno potuto godere di un lungo periodo di pace, di svago. Ma soprattutto hanno potuto toccare con mano il vero spirito di comunità. Le signore giocavano a fare le dive quando si svolgeva il “Laceno D’Oro” o alle prime degli spettacoli. Aspettavano con ansia quel momento per sfoggiare un impeccabile vestiario. La città alle sponde del Sabato non aveva nulla da invidiare alle altri grandi realtà. Non a caso veniva definita “La piccola Venezia”. La signora Gemma, però, non dimenticava gli inizi, il suo passato da bigliettaia nella Dogana dei Grani. Al fratello Manfredi fu concesso di utilizzare una sala dell’edificio, e da lì si fecero strada verso il successo.
Due anni fa, il Comune organizzò una manifestazione per festeggiare i cento anni di Gemma Troncone. Un traguardo accolto con allegria dalla bella centenaria. Il tempo non sembrava averla scalfita. Una donna dalla mente lucida e dotata di una gentilezza innata. Deliziò gli amministratori e la cittadinanza con il racconto di vari episodi, risalenti alla seconda guerra mondiale. Ricordava quando tentò di raggiungere il padre nella Dogana e i soldati tedeschi le puntarono il fucile nella schiena. Ma non solo, anche quando preparò i dolci ai soldati americani che poi brindarono in suo onore. Non dimenticava l’incontro con Benito Mussolini. Quasi fu investita dalla sua auto per poterlo vedere il più vicino. E quando si recò con la madre a Napoli, alla ricerca degli emissari dello Metro Goldwyn Mayer, dai quali farsi consegnare le pellicole da trasmettere al cinema.
La figura di Gemma rimarrà impressa nella memoria degli atripaldesi. Simbolo della belle epoque e della rinascita, ma anche della speranza. L’intera comunità infatti confida che il suo sorriso possa tornare a rivivere con la ristrutturazione e valorizzazione dell’Ideal.
Cataldo Daniela