Napoli: un progetto per curare i tumori con i protoni
L'acquisto da parte della Fondazione Pascale di Napoli dell' acceleratore di particelle per la radioterapia è frutto anche di un lavoro durato 4 anni per l'attuazione del progetto Cecap (Centro campano protoni)
Una novità per il trattamento dei tumori arriva da uno dei centri di eccellenza italiani in materia: l‘Istituto Nazionale Tumori “Fondazione Pascale”, il maggiore centro oncologico del Mezzogiorno con sede a Napoli.
Grazie a una cifra pari a oltre 14 milioni di euro derivati da Fondi Europei, infatti, la struttura per la cura dei tumori ha potuto acquistare un nuovo acceleratore di particelle per la radioterapia e due acceleratori lineari.
Una notizia importante perché, grazie a questi macchinari, presso la struttura di Napoli potrebbe essere avviata ora la radioterapia a ioni e protoni. Si tratta della frontiera più avanzata per la radioterapia; è utilizzata per combattere i tumori in diversi paesi del mondo, Stati Uniti, Giappone e Germania su tutti, e si affida a particelle subatomiche degli atomi anziché ai noti raggi X. La terapia a ioni e protoni è disponibile in Italia, ad oggi, soltanto a Trento e Pavia.
Si tratta di una nuova frontiera per curare i tumori, dato che le terapie classiche spesso e volentieri si rivelano vane; da questo punto di vista la scienza moderna sta vagliando molte strade alternative ricercando risposte soddisfacenti. Basti pensare ad esempio all’impiego della cannabis medica nel trattamento dei tumori e al relativo utilizzo dell’olio di CBD, un prodotto naturale derivato dalla cannabis che sembrerebbe avere diverse facoltà curative.
L’acquisto da parte della Fondazione Pascale di Napoli dell’ acceleratore di particelle per la radioterapia è frutto anche di un lavoro durato 4 anni per l’attuazione del progetto Cecap (Centro campano protoni). L’acceleratore è un apparecchio che produce fasci di elettroni e fotoni in grado di distruggere le cellule tumorali. Il suo utilizzo è indicato per quei tumori che riescono a resistere alle terapie classiche e che non possono essere più trattati poiché per quel dato paziente è già stato raggiunto il livello di radiazioni somministrabili.
Uno strumento che può essere un valido alleato nella lotta ai tumori ma che presenta un limite ben preciso dato dal costo, ancora eccessivamente alto, di questi macchinari e dei cicli di terapie: una differenza di prezzo di oltre il doppio rispetto all’approccio tradizionale.
Ecco perché ad oggi, in Italia, solo l’1 % circa di chi ogni anno si ammala di tumore riesce ad accedere a queste terapie. Una percentuale bassissima e che meriterebbe di essere incrementata. Soprattutto se, come sembra, la radioterapia a protoni può essere davvero molto più efficace delle cure tradizionali.
di ELENA DI GREGORIO