Avellino – Viviamo in un tempo in cui la vendita di opere d’arte non è mai stata così redditizia . Escalation dei prezzi, vendite di prestigio divenute teatro di una sfrenata concor- renza dove il guadagno può crescere di molti milioni in pochi minuti, sono forse il sintomo di una nuova bolla speculativa?

Che dire dell’emergere di nuovi musei nell’intento di dar lustro ad una nazione o al pedigree di un privato grazie alla qualità della sua collezione? E che dire dei fondi di investimento che a volte modificano le loro scelte dopo aver alimentato micro-bolle nonché proficui andi- rivieni su firme recenti? Oppure di quei nuovi compratori miliardari per i quali l’acquisizione di una grande opera risulta al tempo stesso un’avventura personale, un’affermazione sociale e un investimento di qualità?

Quest’abbondanza di nuovi acquirenti attivi da una decina d’anni, che fa impen- nare le quotazioni e alimenta l’ipermediatizzazione del mercato di alta gamma, si getta sulle firme più costose, considerate delle “icone” nella prospettiva della storia dell’arte e dei criteri del mercato . Questi criteri di mercato, che sono determinati dalle strategie di marketing delle case d’asta e dai grandi decisori (mercanti, col- lezionisti, musei, direttori delle fiere) promuovono in primo luogo artisti del XX secolo.

Da be food gallery puoi “comprare” l’arte anche tu: perché artisti emergenti ed opere ancora fuori dai circuiti commerciali riescono a garantire un mercato ancora fuori dalle strategie di marketing.

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