Gargani: “Sono tutti colpiti dalla malattia del personalismo. Io continuo a lavorare per unire”

gargani«Mi è dispiaciuto non poter salutare Mario Mauro in occasione del convegno tenutosi ieri (22 Febbraio) ad Avellino: sono certo che Mauro ha a cuore le sorti del popolarismo e del destino dei moderati in Italia»Così lon. Giuseppe Gargani, interviene poche ore dopo il convegno organizzato dai referenti avellinesi dei Popolari per lItalia di Mario Mauro. «Insieme a lui  -continua Gargani - ho organizzato a Bruxelles nel Parlamento il gruppo dei Popolari per lEuropa e insieme a lui ho fondato una federazione di ben diciotto associazioni esistenti in Italia tutte ispirate ai valori della Democrazia Cristiana e del popolarismo. Da sempre sono spinto dalla volontà di superare le divisioni di tutti quelli che dovrebbero stare insieme per affinità culturale e aggregare, aggregare classe dirigente per essere determinanti in Italia. Per questo la federazione dovrebbe essere un richiamo a tutti quelli che vorrebbero punti di riferimento condivisi»Per lon. Gargani in politica va recuperato lo spirito collegiale e la condivisione nelle scelte: «Sono lunico a credere alla collegialità e al valore della solidarietà e a quella cultura dello stare insieme. Ricevo rifiuti e ironie in particolare dallUdc a da Ncd perché tutti sono colpiti dalla malattia del personalismo che ha distrutto la politica nel nostro Paese. Berlusconi cominciò nel lontano 1994 e Renzi ha continuato alla grande superando il maestro. Oggi abbiamo solo riferimenti ai capi, ai nomi  e dunque neanche Mario Mauro è sfuggito a questa logica e quindi vuol fare una cosa sua. Sbaglia perché pensa di fare un ennesimo partito che si confonderà con i tantipopolari improvvisati e che disorienteranno gli elettori alle prossime elezioni regionali»In conclusione, lon. Gargani ribadisce la propria convinzione riguardo alla condotta tenuta in questi ultimi anni da molti leader politici: «Il male principale del Paese è che da un lato cè questa divisione, perché ognuno pensa di diventare leader di se stesso e dallaltra cèRenzi che vuol mettere tutti insieme allinsegna dellindistinto e dellopportunismo senza una cultura di riferimento. Quelli che possono vantare comune tradizione culturale e politica dovrebbero mettersi insieme per essere alternativi al renzismo piùche al Pd, attraverso un solido ancoraggio culturale. Ma quelli che predicano il popolarismo si tengono ben stretti al Governo e predicano a vuoto. Io, anche se in maniera velleitaria, continuo a lavorare per unire‘».