Teora – Si presenta libro di Nicola Guarino

Domani, 3 gennaio, "il rumore dei silenzi"

libriTeora - L’Amministrazione comunale di Teora, l’Associazione culturale Arte Europa e il Centro di Ricerca e Tradizione popolare “La Grande Madre” presentano, il 3 gennaio, alle ore 18.00, presso la Sala Teatro Europa la silloge poetica di Nicola Guarino, “Il rumore dei silenzi”, Delta 3 edizioni, 2014.

Il programma è il seguente:

Saluti di Stefano Farina, Sindaco di Teora, e di Silvio Sallicandro, Editore.

Intervengono:

Franca Molinaro, Centro di Ricerca “La Grande Madre”

Paolo Saggese, Direttore della collana “Pugillaria”

Coordina: Mara Casciano

Interventi musicali di Gerardino Lardieri

Partecipazione straordinaria di Danilo Donatiello

Qui di seguito si riporta uno stralcio dell’introduzione al libro firmata da Paolo Saggese:

Nicola Guarino, impegno meridionalista, “disperato desiderio d’amore” e “rumore dei silenzi”

E questa sera carica d’inverno

è ancora nostra, e qui ripeto a te

il mio assurdo contrappunto

di dolcezze e di furori,

un lamento d’amore senza amore.

Salvatore Quasimodo, Lamento per il Sud

 

Il paese mio si va spopolando, imbarcano senza canzoni

con i nuovi corredi di camicie e mutande i miei paesani.

[…]

Ve ne andate anche voi, padri della terra, e lasciate

il filo della porta più nero del nero fumo.

Quale spiraglio ai figli che avete fatto

quando la sera si ritireranno?

Rocco Scotellaro, Salmo alla casa e agli emigranti

 

Ora l’Irpinia è morta

come zolle di pietra

dietro l’aratro

d’agosto.

[…]

La mia gente non vocata

è sparsa ai quattro venti

come ceneri di streghe.

Ora c’è il silenzio

inerte, ateo, senza vita.

Giuseppe Saggese, Ora l’Irpinia è morta

È una voce complessa e ricca quella di Nicola Guarino (Teora, 1957), segnalatami con il solito acume da Franca Molinaro, e che ha al suo attivo tre raccolte poetiche intense ed ispirate, cui si aggiunge adesso Il rumore dei silenzi. Proprio perché si tratta di una voce intensa, non può essere sintetizzata in una sola scarna definizione; tuttavia, è innegabile che una delle note dominanti insieme a quella intima, memorialistica e sentimentale, sia quella dell’impegno civile, sulla scia di quella vigorosa “linea meridionalista”, che già nei due volumi della Storia della Poesia irpina (dal primo Novecento ad oggi) – Primo volume, Elio Sellino editore, 2009; Secondo volume, Delta 3 edizioni, 2013 – ho ampiamente analizzato. Del resto, Guarino non è solo poeta, ma è anche pittore, ceramista, oltre che affermato e attento architetto. Nel segno del meridionalismo e dell’impegno civile è in particolare la prima raccolta, Viaggio nel mondo e nei sentimenti di un incallito emigrante (Aletti editore, Villanova di Guidonia, RM, 2007), Introduzione di Nicola Guarino, Presentazione di Antonio Caprio. Dunque, l’autore ha iniziato tardi a scrivere poesie, o meglio, ha rotto gli indugi tardi, dando quasi per caso alle stampe questa prima plaquette, dopo aver ritirato un volantino “distrattamente dal dispencer di un casello autostradale”, che pubblicizzava il “IX Concorso Alla ricerca dell’autore” di Aletti Editore (Guarino, Introduzione, p. 9). Questa raccolta è quasi interamente dedicata all’emigrante – come testimoniano il titolo e l’autore stesso nell’esergo e nell’Introduzione – e dunque alla figura dei genitori, il padre Angelo e la madre Rosa. Scrive, tra l’altro, Nicola: “[Il libro] è dedicato a mio padre per i suoi trenta anni di sacrifici che lo hanno segnato nel corpo e nello spirito, ma che è ritornato; a mio fratello, che dopo i suoi altrettanti trenta anni, rimane in Svizzera. Ai miei zii, cugini, amici che sono ancora là, dall’altra parte delle frontiere che ci segnano i confini e le vite e ci fanno stranieri in una terra straniera ed, ahimè, stranieri nella terra che ci ha generati” (Introduzione, p. 10). In queste poesie c’è una partecipazione straordinaria per il dolore causato dall’emigrazione, che richiama poeti altre volte studiati in questa nostra Storia quali Pasquale Stiso, Antonio La Penna, Giuseppe Iuliano, Vincenzo D’Alessio, Giuseppe Saggese, Pasquale Martiniello, Nicola Arminio, Erberto Nazianzeno. Tuttavia, lo stile adottato in questa prima raccolta risente ancora di una patina classicheggiante, che in parte è in conflitto con l’argomento doloroso raccontato. Qui, è descritta una storia di maltrattamenti e di fatica, di discriminazioni, consueti per il popolo del Sud, da sempre. Ed ecco alcuni versi di una poesia significativa: “Loro, gli svizzeri padroni / stanno forse a lavorare? / È acqua assassina / quella che cade / e, il cielo, / oscuro, / niente promette. / Lasciate il posto e la baracca / raggiungete. / È un vano continuare, / un inutile operare, / costerà più comprare / nuovi pantaloni / e scarpe adatte. / S’alza a fatica il piccone, / mentre la pioggia, / che lungo il manico scorre, / raggiunge il corpo. / E la pala, / accidenti. / La pala non penetra, / impala colla. / Come s’insiste ancora? / Vedo padroni ogni ora / il solito a fare: / birra, birra, birra, / ed emigranti il bagno. / Vestiti inzuppati, / perfetti aderiscono al corpo, / han cambiato il loro colore: / son più scuri. / È finito tutto / il naturale: un fuoco le mani, / una fiamma i visi. / Sarà uguale anche domani?” (da Interruzione forzata).

 

Source: www.irpinia24.it