Francesco Guarini, pittore che sigla una continuità tra Solofra e Gravina

Risale a oltre due anni fa la pubblicazione del primo volume: "Francesco Guarini. Nuovi Contributi 1". Erano gli atti di un convegno coordinato dal professore Mario Alberto Pavone. Ora esce il seguito

CopGuarini2DefStampaFrancesco Guarini, pittore solofrano, protagonista di spicco del seicento napoletano, quello in cui non mancarono le importanti committenze, grazie alla ricchezza generata dai commerci e dagli influssi dei grandi maestri dell’arte da Caravaggio a Ribera, da Angelo e Francesco Solimena (l’abate Ciccio), padre e figlio, allievi del maestro solofrano, di cui, la nostra città, conserva alcune opere, per giungere a Guido Reni fino allo stesso Guarini, artista tra i più rinomati e apprezzati dalla famiglia Orsini, al cui casato fu legato, e per il quale lavorò, come dimostrano le opere presenti nella nostra città, dove, purtroppo, trovò, misteriosamente, all’età di appena 40 anni, la sua morte, il 23 novembre 1651, data, poi, rivelatasi tragicamente simbolo per l’Irpinia, non solo perché legata a questo evento luttuoso, ma perché fu il giorno in cui, nel 1980, questa storica e pregiata terra d’arte subì uno dei più violenti terremoti del secolo scorso che distrusse e annientò tutto il bello che la storia e la cultura aveva costruito nei secoli, compresi, purtroppo, alcuni capolavori guariniani.  

Nella sua carriera, infatti, segna un’altra tappa importante l’arrivo a Gravina con gli Orsini, dove lavorerà al servizio della famiglia e delle varie chiese del territorio, diventando una figura determinante per la pittura del Seicento a Gravina. Le ragioni del successo del Guarini risiedono principalmente nella capacità del pittore di rispondere ad un preciso indirizzo di gusto, severo ed austero dei duchi Orsini. Nessuna concessione nelle tele gravinesi, all’elemento spettacolare, e meno che mai alle inclinazioni anche vagamente profane. Quello che colpisce nelle tele del Guarini è l’umanità dei soggetti, la dolcezza e l’ingenuità degli atteggiamenti, la semplicità dei gesti. Il segno di questa fattiva presenza e collaborazione è rappresentato dalla  maestosa pala d’altare la Madonna del Suffragio, che troneggia alle spalle dell’altare maggiore della chiesa di Santa Maria del Suffragio, cappella funeraria degli Orsini.  La sua ricca ed interessante produzione pittorica barocca, è ancora, oggi, oggetto di studio da parte di molti critici d’arte contemporanei, che a Solofra, Napoli, Salerno Gravina, non si stancano di organizzare giornate di studio, pubblicazioni, convegni, recensioni e scoperte di inediti.

C’è chi sostiene, tra gli addetti ai lavori, che questo pittore ha lasciato un testamento artistico ancora da scoprire e da valorizzare nei confronti della critica internazionale. Ed è vero. Ricerche che continuano, confermano o smentiscono certe attribuzioni finora riconosciute al maestro. Risale a oltre due anni la pubblicazione del primo volume: Francesco Guarini. Nuovi Contributi 1, edito dalla Paparo edizioni. Erano gli atti del convegno, coordinato dal professore Mario Alberto Pavone, e svoltosi presso la Facoltà di Lingue e Letterature Straniere  dell’Università degli Studi di Salerno, il 16 dicembre 2011, in collaborazione con il Comitato per il IV centenario della nascita del pittore, il Comune di Solofra, città in provincia di Avellino in cui vide la luce il 19 gennaio 1611, il Dipartimento di Scienze del Patrimonio Culturale dell’Università di Salerno, la Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici per le Province di Salerno e Avellino. Dopo quella pubblicazione, ecco arrivare il seguito: “Francesco Guarini. Nuovi contributi 2″, curato da Mario Alberto Pavone e Mimma Pasculli Ferrara e pubblicato dalla casa editrice napoletana Artstudiopaparo, grazie all’apporto finanziario del Centro Studi Benedetto XIII, la Fondazione Ettore Pomarici-Santomasi, il Museo della Civiltà Contadina di Gravina, la cui presentazione, non a caso, per le ragioni evidenziate innanzi, si è tenuta, quasi in coincidenza con il 363 anno dalla morte, presso l’Auditorium Giovanni Paolo II dell’Episcopio di Gravina.

Dalla presentazione del professore Pavone, inserita nel contesto di questo nuovo prodotto editoriale, estrapoliamo quella parte di considerazioni che giustificano la recente pubblicazione e le ragioni che hanno portato la discussione nella città di Gravina: “ La novità del contributo risiede in primo luogo nel recupero dei rapporti tra due nuclei interdipendenti nell’età degli Orsini, Solofra e Gravina, dove la presenza del pittore determinò uno sviluppo parallelo nell’ambito delle scelte pittoriche, che avrebbe consentito di dare continuità ad una linea di tendenza, nata dal precoce assorbimento delle componenti più innovative della pittura napoletana nel primo Seicento e sviluppatasi con una originale capacità di conciliazione del naturalismo con le spinte classicistiche di matrice non accademica.  L’acquisita consapevolezza dell’analisi di un tessuto culturale profondamente affine ha consentito una rilettura della produzione artistica maturata in tali aree territoriali, che ha portato a stringenti confronti con gli artisti coevi, che sebbene avessero sviluppato modalità autonome, manifestavano pur sempre un imprescindibile riferimento alla matrice guariniana. La riscoperta delle radici comuni tra le aree di Solofra e Gravina, dal punto di vista della dinamica delle esperienze pittoriche, ha consentito di sviluppare un processo di approfondimento, seguito con attenzione dalle rispettive comunità e dalle istituzioni locali, che hanno inteso integrare i loro rapporti anche attraverso il comune obiettivo di una attiva partecipazione alle recenti manifestazioni rivolte al recupero della memoria guariniana”.

Source: www.irpinia24.it