SEL conferenza programmatica su Irpinia, Mezzogiorno ed Aree interne

Assemblea provinciale programmatica si inserisce nel percorso, deciso al congresso di Riccione.

selSEL manda il seguente comunicato alla riunione programmatica sul Mezzogiorno, Irpinia ed Aree interne:

“Questa nostra assemblea provinciale programmatica si inserisce nel percorso, deciso al congresso di Riccione, che deve portarci nel prossimo mese di gennaio a celebrare la conferenza nazionale programmatica ed organizzativa. L’obiettivo è quello di aggiornare e precisare la proposta programmatica di SEL e di configurare un adeguato modello organizzativo producendo le innovazioni necessarie anche riguardo alla forma partito.

La nostra impostazione è rivolta al confronto e all’ascolto.

Intendiamo svolgere la nostra Conferenza programmatica rivolgendoci all’Irpinia, ai suoi giovani, ai cittadini che avvertono la difficoltà di mantenere un livello di qualità accettabile della vita quotidiana, a chi aspira a vedersi riconosciuto il diritto al lavoro e ad un lavoro dignitoso, il diritto alla salute, all’istruzione, alla conoscenza, alla mobilità. Ma anche a tutti coloro che hanno idee utili per l’Irpinia, ma che non vogliono contrapporre i propri particolari interessi a quelli della comunità, ai professionisti e studiosi che aspirano a sviluppare le loro competenze e a metterle a disposizione dei cittadini, ma sentono ancora il peso di una classe politica residuale che occupa le istituzioni e le usa per i propri interessi clientelari.

Intendiamo rivolgerci a tutti questi soggetti e alle loro associazioni di riferimento, ai sindacati, a chi non ha perso la speranza di cambiare e si riconosce nella parola “sinistra” che,  pur nella sua attuale indefinitezza,  conserva la  grande capacità di contenere le parole di speranza per gli uomini e le donne.

La fase politica che si è aperta a seguito della manifestazione della CGIL del 25 ottobre offre possibilità nuove alla sinistra perché  tornano in campo il lavoro, i diritti, le condizioni materiali di vita. Il conflitto sociale si prende lo spazio finora occupato in esclusiva dal politicismo e dall’antipolitica e reclama una rappresentanza politica. Non è automatico, però, che questa domanda trovi risposta a sinistra, può incanalarsi verso la nuova destra del rinculo nazionalistico e del rancore sociale o, addirittura, può finire intercettata e assorbita dai mille tentacoli del partito della nazione di Renzi.

Per SEL il primo e più importante tassello di innovazione programmatica e di identità politica consiste nel definire la capacità di corrispondere alla domanda di rappresentanza che viene dalla mobilitazione sociale in atto nel paese. La direzione da seguire con determinazione è la costruzione di quella coalizione del lavoro e dei diritti,  che Vendola ha proposto nella manifestazione del 4 ottobre a Roma mettendo a disposizione di un processo più ampio, in una logica di disponibilità e di apertura, lo stesso patrimonio organizzativo e politico di SEL.

Il Mezzogiorno e la Campania

La nostra discussione non può che partire dal Mezzogiorno e dalla Campania.

Nei giorni scorsi l’iniziativa politica di SEL è riuscita a segnare un punto importante: riportare al centro del confronto la questione meridionale. Alla Camera si è discussa ed è stata approvata la mozione sul Mezzogiorno presentata da SEL che, denunciando l’aggravarsi complessivo delle condizioni di vita delle popolazioni meridionali ed il peggioramento di tutti gli indici economici e sociali, chiama il governo ad una inversione di rotta definendo un piano straordinario di interventi che porti a migliorare la spesa dei fondi europei, ad aumentare e non a tagliare gli stanziamenti di risorse verso le regioni meridionali, a predisporre  un piano di politica industriale e  un piano per il lavoro. Il governo ha preso impegni e ha dato assicurazioni, ma non possiamo accontentarci. Dobbiamo continuare la nostra iniziativa politica lungo il tracciato indicato nella mozione parlamentare, che qui assumiamo come contributo utile per la nostra discussione.

A questo riguardo va considerato che un contributo importante e significativo, per rilanciare le prospettive di un Mezzogiorno produttivo e non assistito, viene dalla manifestazione della FIOM  a Napoli indetta per il 21 novembre.

Riguardo alla nostra regione, il gruppo di lavoro costituito con il compito di elaborare una proposta di programma per la Campania ha definito un insieme di materiali utili alla discussione, fatto di analisi delle difficoltà in cui si dibatte la Campania a seguito del quinquennio di governo della destra e di proposte da mettere in campo per un programma di governo in alternativa a Caldoro. Questo materiale costituisce la base da cui muove la nostra discussione .

Il nostro confronto programmatico si svolge in un orizzonte meridionalista e regionalista e non ambisce a chiudersi in una dimensione esclusivamente provincialistica. Questo innanzitutto perché siamo consapevoli che senza una strategia di rilancio del Mezzogiorno tutto intero, capace di dare ossigeno alla economia e alla vivibilità civile dell’insieme delle popolazioni meridionali, non sono praticabili ipotesi di “salvezza localistica” . E’ del destino dell’Irpinia in quanto parte di questo Mezzogiorno e di questa Campania che bisogna parlare,  dentro questo contesto ampio occorre immaginare e praticare ipotesi di sviluppo territoriale in grado di scongiurare l’abbandono e la desertificazione.

Questo non è possibile senza individuare le potenzialità del territorio. Da  esse bisogna partire per definire le linee di uno sviluppo sostenibile imperniato sulla valorizzazione delle risorse locali e sulla esaltazione di una “mission” territoriale.

SEL ritiene che si possa individuare per l’Irpinia una “mission” come enclave verde fondata sullo sviluppo sostenibile tra i due mari, tra Napoli e Bari. Una enclave che costruisce le basi della propria economia a partire dalla salvaguardia e dalla valorizzazione del territorio, della montagna, dei fiumi,  dei centri storici, della campagna, dei prodotti tipici di qualità. Questo non significa affatto che vagheggiamo una economia pauperistica, bucolica e ruralistica; non significa nemmeno che candidiamo l’Irpinia quale area dormitorio e residenziale a servizio dell’area metropolitana.

 Significa, invece, che pensiamo ad una economia moderna, basata sulla sostenibilità, sulla ricerca e la formazione qualificata, sulla qualità dei servizi. In una parola significa che riproponiamo l’idea di uno sviluppo integrato, fondato cioè sulla capacità di utilizzare le potenzialità positive dell’industria, dell’agricoltura, del turismo, della cultura. In rapporto a questo modello economico proponiamo l’idea di una residenzialità diffusa e compatibile con lo sviluppo sostenibile.

In questa logica occorre rovesciare la clessidra: alla base va posto il territorio e l’ambiente come risorsa da tutelare e da valorizzare, dopo vengono gli strumenti e le politiche.

Questa non è una impostazione nuova per SEL, era già ampiamente presente nella discussione che abbiamo svolto in occasione della conferenzaprogrammatica ed organizzativa che la Federazione irpina  tenne il 22 giugno 2012 a San Potito, il cui documento conclusivo  conviene qui richiamare. Inoltre questa impostazione si ricollega ai filoni storici della migliore elaborazione della sinistra (Rossi Doria, vertenza Campania etc) e assume l’esperienza di governo della Puglia di Vendola come un modello valido a cui guardare perché è stato in grado di creare sviluppo, occupazione e opportunità per i giovani, migliori condizioni di vita partendo dalla piena valorizzazione del territorio, dell’ambiente, delle risorse locali e affermando una capacità di saper spendere con efficienza i fondi europei.”

Source: www.irpinia24.it