Avellino – Incontro la “Trichinellosi nel cinghiale”
Al centro dell'incontro le potenzialità che i cinghiali hanno di incidere sull'economia del territorio irpino
Avellino – Martedì 11 novembre, in una sala molto gremita dell’ Ambito Territoriale di Caccia di Avellino, si è tenuto un interessante convegno – presieduto e moderato dal’dott. Vincenzo Alaia, presidente dell’ATC – sul tema La Trichinellosi nel cinghiale. All’incontro hanno partecipato i presidenti delle Associazioni Venatorie, Antonio Matarazzo per la Federcaccia , Emilio Mazzone per l’Enalcaccia , Vincenzo Moschella, consigliere provinciale, il dott. D’Alessio Nicola, dell’Istituto Nicola D‘Alessio, Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Mezzogiorno, il dott. Antonio Petitto. Direttore servizi veterinari dell’Asl di Avellino, il prof. Vincenzo Veneziano, dell’Università Federico II di Napoli, il dott. Vincenzo Caputo, direttore CRIUV.
I relatori hanno prospettato ai tanti cacciatori intervenuti, le potenzialità che i cinghiali hanno di incidere sull’economia del territorio irpino : la loro carne è, infatti, un ottimo alimento, di elevato valore biologico, nutrizionale ed organolettico. E’ una prelibatezza molto ricercata e apprezzata e le battute di caccia al cinghiale potrebbero favorire anche un flusso turistico venatorio, come già avviene in molte aree dell’Italia: la filiera delle carni alternative potrebbe rappresentare un’occasione di rilancio per le aziende della ristorazione presenti nel territori a vocazione del cinghiale.
Proprio perché l’ interesse per il consumo della carne di cinghiale è crescente , occorre calamitare l’attenzione su problematiche finora sottovalutate. Il convegno organizzato dall’ATC di Avellino ha dedicato particolare attenzione alla Trichinellosi, sostenuta da un parassita della muscolatura Trichinella presente, ad eccezione dell’Antartico, in tutti i continenti; diffusa nei suini di numerosi Paesi, dove carnivori (volpe) ed onnivori (cinghiale) possono rappresentare i serbatoi principali. Il ciclo biologico -ovvero le fasi della vita del parassita – è di tipo indiretto e non presenta stadi a vita libera. Il parassita inizialmente si localizza a livello intestinale per poi dare origine a una nuova generazione di larve che migrano nei muscoli, dove poi si incistano. La malattia può colpire anche l’uomo, esclusivamente per via alimentare, attraverso il consumo di carne cruda o poco cotta contenente le larve del parassita. In Italia, il veicolo di trasmissione è la carne suina (maiale o cinghiale), equina e più raramente di carnivori selvatici (volpe). La trichinosi non si trasmette da persona a persona. Il periodo di incubazione è generalmente di circa 8-15 giorni, ma può variare da 5 a 45 giorni a seconda del numero di parassiti ingeriti. Sedi preferenziali di questo parassita sono il diaframma, la lingua, i masseteri, i muscoli motori dell’occhio, i muscoli laringei, i muscoli intercostali e quelli del collo. Giunte ai muscoli, le larve, che sono lunghe poco più di 100 micron, entrano all’interno dei singoli miociti, ne determinano la distruzione e cominciano a formare la ciste. Dopo circa 3-4 settimane le larve sono già infestanti. A svolgere un’opera di prevenzione e per favorire la conoscenza della malattia – in Campania - nell’ambito del Piano Regionale di Monitoraggio della Trichinellosi nella Fauna Selvatica, sviluppato con l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Mezzogiorno (IZSM), i Servizi Veterinari Regionali e delle Aziende Sanitarie Locali e l’Università di Napoli “Federico II, si organizzeranno incontri nelle diverse province, per divulgare e sensibilizzare i praticanti del settore venatorio sulla conoscenza ed il monitoraggio della trichinellosi: in questa direzione, l’ ATC di Avellino,ha compiuto un primo – lodevole – passo, a tutela del cacciatore e del consumatore.
Raffaella Luise