Report Crom – Esposito(Femca Cisl): “Il problema è reale. Siamo stati tutti distratti”

giovanni esposito cislAvellino - Il report sulla mortalità per cancro in Irpinia, presentato dal Crom di Mercogliano, ha restituito all’opinione pubblica alcuni picchi di criticità concentrati soprattutto nei punti di maggiore espansione industriale della provincia, nell’area di Pianodardine e nel solofrano. Proprio nella città della concia si registra, secondo quanto riferito nello studio del centro oncologico diretto da Antonio Pedicini, il campanello d’allarme più preoccupante. Sul banco degli imputati sono finite le concerie, le aziende del settore e, conseguentemente, i materiali utilizzati nella trasformazione e nella lavorazione delle pelli.

Sul punto, si registra il commento di Giovanni Esposito, responsabile della Femca Cisl per la provincia di Avellino: “Senza dubbio – ha spiegato Esposito della Cisl – i dati illustrati dal report del Crom mettono in evidenza un problema che è reale. Al contempo ci aiuta a comprenderne cause e valutare possibili rimedi, soprattutto ci aiuta a capire come affrontare quelle situazioni che sono contro le regole e che inficiano sul territorio e sulla salute dei lavoratori, a danno delle aziende ‘serie’. Come sindacato e come Cisl, da tempo immemore ormai stiamo spingendo affinché venga effettuata una mappatura del territorio e del distretto solofrano, per ‘leggere’ in modo chiaro il numero delle aziende presenti, la tipologia di lavorazione, il numero di impiegati, cosa si produce e come si produce”. 

Non ultima, la problematica connessa al possibile inquinamento da tetracloroetilene della falda sottostante il montorese-solofrano, la cui emergenza – esplosa nel gennaio scorso – ha aperto un acceso dibattito nella comunità locale sulle possibili cause. Anche in questo caso nel mirino è finita l’antropizzazione del territorio (e dunque l’espandersi dell’area industriale); non a caso, l’ing. Oreste Montano, esperto infrastrutture e consulente tecnico per Aato1 Calore Irpino, forse per la prima volta in via ufficiale lo scorso luglio fece riferimento alla necessità di interessare le istituzioni competenti sul rischio che la popolazione abbia già potuto subire danni dall’inquinamento dell’acqua potabile, quindi auspicando l’avvio di uno screening medico sulla popolazione residente nei due Comuni interessati dalla problematica.

“Le cronache recenti sono note e parlano di aziende che, nonostante i controlli a tappeto da parte delle forze dell’ordine, ancora riversano abusivamente i propri scarichi nel torrente Solofrana – ha concluso Esposito – Siamo stati tutti distratti. Rispetto al passato remoto, quando c’era meno attenzione, meno sensibilità rispetto al problema ambiente e meno dati certi, si è pensato al lavoro come esclusiva fonte di reddito, tralasciando forse quello che era l’impatto sulla salute dell’uomo e dell’ambiente”.