Bonito – Riaperta la caccia al cinghiale, i primi malcontenti ed incidenti

BonitoBonito - Le associazioni L.I.D.A.  U.N.A.  L.A.C. mandano il seguente comunicato:

“Riapre la caccia al cinghiale e già i primi incidenti. Domenica, in pieno centro abitato, poco lontano dai luoghi delle battute di caccia, una cagnolina che placidamente riposava nei pressi dell’abitazione dei proprietari è stata investita da un fuoristrada (di colore grigio) che avanzava a folle velocità e che, “ovviamente”, non si è fermato. Purtroppo i proprietari della cagnolina non sono riusciti a prendere il numero di targa. I cacciatori che viaggiavano sul fuoristrada, non solo non si sono fermati per prestare soccorso all’animale, così come prescrive il codice della strada che punisce chiunque ometta di prestare soccorso ad un animale investito, ma, in barba a tutte le regole civili e alle leggi in vigore, hanno continuato per tutto il pomeriggio a scorazzare nei loro rocamboleschi inseguimenti della “preda”. Per fortuna la cagnolina, a parte le escoriazioni subite e il forte spavento, non è in pericolo di vita. Incidente analogo si è verificato l’anno scorso.

Ora noi ci chiediamo: “Se al posto della cagnolina ci fosse stato un bambino come avremmo definito queste persone…ASSASSINI?”

Ogni anno, nel momento di riapertura della caccia al cinghiale nei territori dei Comuni di Bonito, Melito Irpino e Apice (nel confinante territorio sannita) ritorna viva la preoccupazione dei residenti (escursionisti, agricoltori, semplici cittadini), che ormai da anni avvertono il pericolo, vivono nella paura che qualche incidente serio e grave prima o poi accadrà.

Contrariamente ad un’opinione diffusa, il territorio di Bonito non è poi così vasto come si vorrebbe far credere, anzi con appena 1.862 ettari ed in rapporto alla popolazione residente, è uno dei comuni più piccoli della Valle dell’Ufita. I terreni agrari, non costituenti aziende agricole, compreso parchi, giardini, orti, terreni incolti, macchie, ecc., costituiscono appena l’8,50% dell’intero territorio e di questo solo l’1,40%, ossia solo 20 ettari, sono classificati come reale superficie forestale. A ridosso di queste aree, diffuse in modo non uniforme a macchie ad ovest, a nord ed ad est, insistono non solo seminativi nudi, ma anche colture da rotazione come il mais e il tabacco e soprattutto vigneti ed oliveti i cui prodotti sono raccolti proprio in questo periodo. In vicinanza di queste superfici, sono ubicati molti caseggiati e borghi rurali densamente abitati (l’Incoronata di Melito Irpino), mentre l’abitato di Bonito dista, in linea d’aria, solo 300/400 metri dalle zone percorse dalle battute. Le battute di caccia sono svolte da un piccolo esercito di ca 20-50 persone (con cani al seguito), dotati di armi micidiali; basti pensare che un fucile caricato a palla può uccidere o ferire una persona a 500 metri ca ed una carabina a 2 Km. e forse più.

Alla luce di queste semplici considerazioni, pensiamo che il territorio di Bonito non costituisca e non potrà costituire un habitat idoneo per i cinghiali e tantomeno per le battute di caccia di questo genere.

L’episodio successo domenica è davvero sconcertante, non riguarda direttamente i poveri cinghiali, specie autoctona esclusivamente del centro Italia, che ormai abita tutta la penisola, “grazie” ai ripopolamenti venatori legali ed illegali, ma l’uomo perfido e irrispettoso di qualsiasi regola, che gode nel sacrificare vittime innocenti in nome di un “gioco” pericoloso e auto-distruttivo. È la morte dell’umanità, il disprezzo della vita in nome di uno “sport” chiamato caccia, praticato da uomini indifferenti a ogni etica, a ogni legge morale, a ogni normativa, solo per dare libero sfogo alla propria bestialità.

Crediamo fermamente che siano necessari più controlli sul territorio, sia da parte dei volontari che del corpo forestale e di tutte le forze dell’ordine, in attesa che anche le amministrazioni locali accolgano il comune sentire dei cittadini e inizino a prendere provvedimenti di loro competenze, sperando che si riesca a escludere da questi territori le battute di caccia al cinghiale.

Noi associazioni, dal canto nostro aspiriamo da sempre a un paese più green, più vicino alla natura e alle sue infinite espressioni di bellezza. È necessario intervenire in maniera forte, seria, severa, per fermare questa pericolosa escalation. La natura ci chiama e grida aiuto, è nostro dovere insegnare a proteggere la biodiversità, e la terra che abitiamo, non solo noi, ma tutte le specie. Facciamolo per noi e per i nostri figli, ai quali fin da piccoli dovremmo in ogni contesto, dalla famiglia alla scuola, alla loro chiesa, insegnare l’enorme importanza e il rispetto che merita il nostro pianeta.”