Economia della Campania – La nota della UIL

uilmIl rapporto sullo stato di “ Economia della Campania” conferma le valutazioni che hanno accompagnato la riflessione dell’UIL in ultimo anche nel corso del dibattito congressuale della CST Avellino Benevento.

Permangono forti gli elementi di criticità soprattutto se le parti chiamate a operare le scelte per invertire la rotta, sono ancora ferme e paralizzate di fronte ad una crisi che si ritiene sempre altri dover risolvere.

Siamo alla presenza di forti e soprattutto permanenti criticità che, anche se dovessimo interpretare con tanta fiducia e altrettanta fantasia di essere sulla cima della salita, sicuramente condizioneranno le nostre comunità ancora per molti anni.

Il raddoppio dei fallimenti d’imprese, il tasso di occupazione crollato al 40,1%, con tanti giovani che un lavoro neanche più lo cerca, sono fenomeni assolutamente non spontanei e indipendenti ma scaturiti da una serie di scelte che in altre parti del continente e dello stesso Paese sono state fatte e che in Campania tardano e neanche s’intravedono.

La storia di un sud assistito dalla Pubblica Amministrazione che funziona come ammortizzatore sociale, si mostra palesamene falsa, tenuto conto che in Campania risultano esserci 167 addetti per ogni 10.000 abitanti, a fronte di una media nazionale di 195 su 10.000, con una spesa pro-capite di 3400€ a fronte di una media nazionale di 4360€ altro che fannulloni e permessi sindacali!

 Il crollo dell’offerta dei servizi si mostra nella sua drammaticità nei livelli di assistenza sanitaria ed ancor più nello scandalo dei trasporti in Regione crollati per qualità percepita e per utilizzo;

Ciò che si palesa scandalosamente inesistente e in forte arretramento è la spesa per investimenti, il protagonismo imprenditoriale si caratterizza in una domanda, sostanzialmente inevasa da parte del sistema bancario, non riferita a crediti richiesti per investimenti, che quando presenti guardano all’estero,  bensì a richieste per ristrutturazioni di debiti, che nella insipienza totale  registra cali drammatici negli investimenti delle Costruzioni del 13,7%, nell’agricoltura del 4,8% e nella produzione di Mezzi Trasporto del 32% .

Il sistema bancario distante da una virtuosa logica di sostegno allo sviluppo, registra la riduzione del 3,6% di prestiti alle imprese, e non rilevando scelte affidabili  della politica e dei governi incapaci di segnare lo sviluppo anche attraverso la selezioni degli investimenti e la capacità di spesa dei fondi europei,  vede così aumentare la liquidità sui conti correnti, con la contestuale riduzione  dei depositi bancari della famiglie, sempre più povere ed incapaci di realizzare risparmio.

La fase di criticità richiede il coraggio delle imprese, il sostegno del sistema del credito, ma innanzitutto una buona politica non più rinviabile, riprendersi il territorio significa anche pensare più locale e meno globale, più il territorio e meno l’export, e lo stesso fatto che per IRISBUS siano in campo Cinesi e imprenditori Pugliesi non sembra andare in questa direzione.