Amministrative 2014 – Ariano, Mastandrea “Democrazia è partecipazione”

Ariano_con_neveAriano – Floriana Mastandrea, Candidata per Giovanni La Vita Sindaco, Lista Centrosinistra del Cambiamento, ci manda il seguente comunicato:

“La campagna elettorale è ormai agli sgoccioli: per me è stata un’interessante occasione per ritrovare amicizie e conoscenze di vecchia data o farne di nuove, e tracciare insieme un bilancio della complessa situazione politica, che prima che locale, è nazionale. Si tende a credere sempre meno nella politica ora che i partiti hanno perso il loro senso, che sempre meno uomini riescono ad esprimere una leadership carismatica. È comprovato che tutto nel tempo, si secolarizza, tanto più se mostra distacco dalla realtà, così com’ è accaduto alla politica. La classe che se ne è fatta portatrice non è stata in grado di interpretare e tradurre in azioni concrete i bisogni della gente, quelli reali di ogni giorno. Eppure, localmente, non ci sarebbe voluto molto: sarebbe bastato, per cominciare, un utilizzo intelligente, mirato e lungimirante dei Fondi strutturali europei che la nostra regione prima fra tutte, manda indietro in Europa, che potevano significare ristrutturazione dei siti archeologici, delle antiche fornaci, del centro storico, ormai privo di identità, impiego per le politiche giovanili, promozione dell’imprenditoria, compresa quella femminile, e così via. Quando un ceto politico non si sforza di creare benessere per la propria collettività, allora vuol dire che è incapace e deve lasciare il posto a chi ha proposte realistiche, capacità di attuarle e volontà di impegnarsi con senso etico, trasparenza morale, legalità.

Ma, non dimentichiamolo, anche spirito di sacrificio. Nella città in cui sono cresciuta e dopo circa vent’anni sono rientrata in pianta stabile, decidendo di spendermi per contribuire a farla uscire dal guado, ho trovato una situazione umana ambivalente: da una parte la volontà di dare una svolta, nella consapevolezza della necessità di un cambiamento, dall’altra la paura, l’incapacità di molti di ribellarsi a logiche precostituite, al senso di “gratitudine” clientelare per aver ricevuto dei favori. E quando un diritto diventa favore? Quando non è per tutti, come l’equità vorrebbe, ma grazie al feudatario che lo concede e dal quale si va a sottomettersi, diviene presunto privilegio di qualcuno. Una comunità normale e civile, lavora alla costruzione delle opportunità e di conseguenza dei diritti, perché tutti, in base a merito e professionalità, possano usufruirne. Lavora alla formazione diffusa, perché la conoscenza consente l’emancipazione, rende liberi, o forse, viene il sospetto, meglio non consentire troppa conoscenza, altrimenti un popolo evoluto non si assoggetta più e non è più condizionabile e gestibile, così come già temevano i Borbone? Durante i miei incontri, ho sentito dire spesso che non si condividevano determinate candidature e posizioni politiche, ma si era costretti a seguirle, perché c’era il tale parente o amico! Come ai tempi in cui ci si turava il naso e si votava DC. Possibile che da allora non sia cambiato nulla, anzi si sia addirittura regrediti? Questa situazione è figlia dei nostri tempi confusi: l’ambivalenza dello sviluppo globalizzato apporta progressi materiali in tutti i campi ma è pregna, al tempo stesso, di sottosviluppi spirituali e morali, accentuati da vent’anni di mentalità berlusconiana deviante, in cui tutto era stato fatto credere possibile, i più furbi potevano arrivare ovunque, purché fossero yes men o yes women.

Se a ciò si aggiunge la politica nazionale, in cui una spuria alleanza tra destra e sinistra, porta a credere che tutto sia concesso in nome della governabilità, in vero assai labile e ipocrita, il desolante quadro è completo. Qualche anno fa, ho avuto il privilegio di conoscere e intervistare Don Andrea Gallo, il prete di strada della comunità di San Benedetto al Porto di Genova, scomparso l’anno scorso. Era un personaggio magnifico, un politico puro, carismatico e nonostante i suoi oltre ottant’anni, ne poteva dare di lezioni ai più giovani, altro che rottamarlo, come qualche rampante della politica avrebbe voluto! Aveva fatto la lotta partigiana, poi era diventato prete sempre dalla parte degli ultimi: nella sua comunità accoglieva dalle prostitute ai drogati e si spendeva senza tregua, girando l’Italia per portare la sua testimonianza. Esortava a indignarsi, trovare il motore mettendosi ogni giorno in discussione e cercando la verità insieme agli altri: “Camminare domandando”. E aggiungeva citando Gramsci: Democrazia è partecipazione, quindi gli indifferenti, gli assenteisti, sono fuori dalla storia. Comincia a sporcarti le mani con tutti coloro che vogliono camminare”. Faccio mio l’appello di Don Gallo, la sua lezione di vita e chiedo agli Arianesi indecisi, a quelli disgustati (e per fortuna sono tanti), a quelli indignati e stanchi del vecchio andazzo, del fumo negli occhi, di una vecchia classe dirigente che si ripresenta come “nuova”, a tutti coloro che vogliono vedere i loro figli rimanere in questa terra per farla crescere, crearsi il diritto a un futuro, voltate pagina, camminate insieme a noi, lavoriamo insieme per far rinascere la nostra città. Ribelliamoci al precostituito, smuoviamoci per realizzare insieme un’utopia possibile, diamo spazio a chi non ha mai governato Ariano e vuol mettersi in gioco con energia e competenze per restituirle dignità, benessere e un ruolo da protagonista. L’unica vera alternativa in questo difficile e confuso momento storico, è il candidato sindaco Giovanni la Vita con il suo programma e la sua squadra. Dargli fiducia vuol dire darla ad Ariano, vuol dire promuovere la formazione di un nuovo ceto politico in discontinuità col passato di patronage e clientele e dare spazio alla solidarietà e alla speranza. Non sprechiamo un’occasione unica di cui potremmo pentirci: osiamo il cambiamento, insieme possiamo farcela.”