Sanità in Irpinia – Cisl “Basta tagli”

cisl22Avellino – Lunedì 24 marzo presso il Centro Sociale Samantha della Porta si terrà l’incontro tra i quadri dirigenti sindacali, i lavoratori della sanità pubblica e privata le forze politiche e le istituzioni irpine sulla vertenza sanità in Irpinia, a cui sono invitati a partecipare tutti i cittadini. Dobbiamo dare voce e protestare per il lavoro svolto dalla Struttura Commissariale per l’attuazione del Piano di rientro sanitario e per le carenze in merito al processo di riorganizzazione della rete ospedaliera e della contestuale valorizzazione della rete territoriale dell’assistenza che si è rivelato ad oggi incoerente con l’obiettivo di realizzare una vera riforma del sistema sanitario campano ed irpino. Le OO.SS. chiedono di riorganizzare, riqualificare e rilanciare il sistema salute a comunicare dai bisogni dei cittadini, mettendoci le risorse economiche affinchè  coniugando il bilancio economico con quello assistenziale si possano garantire i LEA, creando servizi sanitari equi e solidali per rendere esigibili i diritti costituzionali e mantenere la coesione sociale.

Il percorso sinora attivato ha prodotto in concreto una politica di tagli sia aziendali che contrattuali, la riduzione dei posti letto per acuti senza la conseguente trasformazione degli stessi in posti letto di lungodegenza e riabilitazione così come previsto.

Tutto ciò ha comportato un abbassamento dei livelli essenziali di assistenza per i cittadini ed un allungamento insostenibile delle liste di attesa per i ricoveri in acuto e da ultimo un ricorso con una netta prevalenza di prestazioni rispetto a quelle “ normali”   in  intramenia con una sostanziale  diversità di tempistica delle prestazioni richieste.

La situazione assume connotati ancor più gravi se prendiamo a riferimento la media regionale di 3,4 posti letto per 1000 abitanti si evidenziano territori nei quali il coefficiente arriva a 1 posto letto per 1000 abitanti soglie molto al di sotto di quanto previsto dalla legge Balduzzi.

Per cui appare chiaro che la riduzione dei posti letto, la mancata attivazione di quelli previsti dai decreti regionali 49 e 29 del 2010, l’assenza di ogni potenziamento della rete distrettuale, il totale disimpegno per l’incremento dell’assistenza domiciliare e la mancanza di un ripensamento della rete dell’emergenza-urgenza che ad oggi subisce solo la chiusura dei pronto soccorso ed una schizofrenica produzione di delibere regionali in merito alla distribuzione delle postazioni del 118 e STIE, sta determinando l’affollamento degli ospedali e l’incremento dei costi della mobilità passiva che insieme alle prestazioni aggiuntive, se ridotte consentirebbe di utilizzare le risorse risparmiate per migliorare l’offerta dei servizi.

La già difficile situazione in cui versa il sistema dell’assistenza campana ed irpina è aggravata dal blocco delle assunzioni di personale medico ed infermieristico che ha fatto registrare una riduzione delle professioni sanitarie, negli ultimi tre anni, di circa 2200 unità.

Nessun intervento concreto è stato attuato per ridefinire le piante organiche o meglio con gli atti aziendali si dovrà definire le reali criticità per ogni singola azienda ma non è possibile pensare di dover stabilire lo sblocco del turn over del 15% per tutte le aziende senza tenere conto delle attività svolte, della virtuosità di  alcune aziende che come quelle irpine maturano ogni anni cospicui avanzi d’esercizio, e senza considerare tutte le professionalità che ad ogni titolo e con ogni forma contrattuale prestano servizio nelle aziende.

Tutto ciò si traduce in notevoli costi per l’attività straordinaria che lievita sempre di più  risorse che basterebbero ad assumere medici e infermieri. Manca inoltre un progetto per la semplificazione della gestione delle pratiche amministrative per cui l’eccessiva burocratizzazione disincentiva l’utenza al ricorso alle strutture pubbliche convogliando presso il privato.

Di contro dobbiamo registrare che lo spirito ragionieristico dei tagli lineari praticati alle Aziende sui fondi senza definire un programma di investimento sul territorio, la scarsa considerazione dei fabbisogni di ogni singolo realtà e di ogni singola Azienda, il non aver voluto distinguere le aziende che hanno raggiunto l’equilibrio di bilancio annuo o hanno significato un cospicuo avanzo d’esercizio e conseguito  gli obiettivi del personale da quelle meno virtuose, hanno prodotto le economie che la Giunta Regionale ha presentato al Governo ma che, di rimando, stanno mettendo in crisi il sistema della sanità pubblica e privata in Irpinia.

All’Azienda Ospedaliera Moscati nel corso degli ultimi 5 anni si sono registrati, progressivamente, la mancanza di medici, infermieri e tecnici che è divenuta insostenibile, allo stato mancano 60 medici e si registrano 200 infermieri e  tecnici di laboratorio in meno perché andati in quiescenza.

Da una recente nota dell’Azienda si evince che nell’ultimo anno ci sono stati circa 48000 accessi al pronto soccorso e solo 11.000 ricoverati mentre i restanti 37000 sono stati dimessi. Questo lascia intendere che una migliore funzionalità del territorio e della medicina di base potrebbe evitare accessi e ricoveri impropri.

Diventa non più procrastinabile l’attivazione di un tavolo regionale per ogni singola Azienda al fine di valutare i setting organizzativi e che gli stessi vengano definiti con criteri omogenei e univoci tra tutte le aziende ospedaliere regionali.

Di fatto i Direttori Generali svolgono funzioni commissariali imbrigliati anche loro nei vincoli dettati da una unica esigenza ossia risparmiare che non sarebbe errato se poi le risorse economiche potessero anche in parte essere utilizzate per migliorare i servizi.

Bisogna ottimizzare l’utilizzo delle risorse economiche, umane e strumentali nella considerazione che un settore pubblico efficiente favorisce l’evolversi di un settore privato sempre più efficace garante di qualità e di appropriatezza.

Per tali aspetti specifici del settore sempre più la nostra attività dovrà caratterizzarsi, oltre che per ambiti e dialettica interna relativi ai momenti deputati alla contrattazione integrativa aziendale, anche e soprattutto per una visione allargata ad aspetti propri di una contrattazione sociale e dare in tale senso maggior potere penetrativo alle idee e alle istanze confederali di equità, di solidarietà, di partecipazione responsabile e di perseguimento della tutela e della dignità di operatori e cittadini tutti.

Le parti sociali insieme ai lavoratori ed ai cittadini chiedono perciò la riapertura del confronto vero a livello regionale e locale sul piano di riorganizzazione della rete ospedaliera e dell’emergenza, sui centri di costo e verifica dei tagli imposti, e sul complesso dell’organizzazione del lavoro con riguardo agli organici, al precariato, alle turnazioni, ed ai fondi per la produttività.

Percorso condiviso per lo sblocco del turn over e reclutamento del personale, il riutilizzo di parte degli avanzi d’esercizio per le aziende che hanno rispettato i parametri sulla spesa del personale e che hanno maturato avanzi d’esercizio, una piattaforma di intervento sulle prestazioni erogate dal privato.

Bisogna procedere subito con una analisi del precariato e una nuova progettualità per la sanità privata, enti ex art.26, RSA e cliniche private  per la revisione dei badget assegnati per la erogazione delle prestazione a partire dai bisogni e dalle richieste dell’utenza, rendere migliori condizioni lavorative ai dipendenti che ad oggi sono costretti a turnazioni e straordinari in pronta disponibilità non più praticabili e da ultimo l’apertura di tavoli per una contrattazione sociale sostenibile con tutti gli attori del sistema.