Abolizione Province – Via il Senato o la Regione, ma no l’Ente che conosce il territorio

upi 14 marAvellino –  Si è svolto nel tardo pomeriggio, presso il Circolo della Stampa, un incontro promosso dall’Unione delle Province d’Italia (Upi) – sezione Unione Regionale Campania, dal titolo: “Abolizione delle Province: la grande bugia!”. Ha moderato gli interventi Antonio Caputo, ex consigliere provinciale, che ha spiegato il motivo dell’incontro: “ci chiediamo oggi se l’abolizione è una necessità oppure una riforma di facciata”.

Si è molto discusso sul disegno di legge: “Disposizioni sulle Città metropolitane, sulle Province, sulle unioni e fusioni di Comuni” (1542). Il Presidente dell’Unione Province d’Italia, Antonio Saitta, impossibilitato ad essere oggi presente ha comunque inviato un messaggio scritto, in cui sottolinea che le Provincie sono enti indispensabili per la gestione del territorio: “la prossima settimana alla Camera si ridiscuterà delle Provincie. Bisogna che ci sia una riforma di ogni ente governativo. È banale svuotare le Provincie utili fino ad oggi, ma Renzi vuole attuare il disegno di legge Delrio, che per noi va abbandonato. A maggio vanno rinnovate molte Provincie perciò auspichiamo buon senso”. Il sindaco Paolo Foti, nel salutare, ha detto che, se si abolissero le Province, non può fare tutto il Comune con poche risorse.

Invece, Raffaele Coppola, Commissario della Provincia di Avellino, ha affermato: “se il problema è economico, quanto vale il risparmio? È pressoché pari allo zero. Tagliare i bilanci di una pubblica amministrazione non risana le casse dello Stato. È una bugia dire che sia un problema economico. Bisogna fare un discorso su ragioni storiche e geografiche e lo Stato decida cosa fare di sé stesso. Lasciamo le Province e togliamo il Senato: questa provocazione trova disinteresse, però, sia a destra sia a sinistra”.  La Corte dei Conti ha sottolineato che i ricavi sono insignificanti se si abolissero, come ha confermato il Prof. Carmine De Angelis, docente di Istituzioni di diritto pubblico: “Il decreto salva Italia e poi la spending review di Monti ridusse le funzioni delle Province e anche la democraticità. Dato che una riforma costituzionale richiede tempo, con il disegno Delrio si commissariano le Province che andranno al voto per tornare alla retorica del taglio dei costi. L’Ente Provincia all’interno dell’area vasta non è pertinente alla Costituzione e questa riforma Delrio è tampone perché non cambia il sistema. Una Provincia costa solo l’ 1,27% della spesa complessiva statale, ma le Regioni il 20 %! Ed i consorzi con le società partecipate 8,4 miliardi di €! Con il ddl Delrio gli organi aumentano con i relativi costi di rimborso spese: non più solo Giunta e Consiglio, ma anche assemblea dei sindaci. Come andranno gestiti i beni comuni (acqua, trasporti, rifiuti)? Perché la Provincia deve diventare una casta non più eletta dai cittadini? Togliamo le Regioni facendo 55 macroprovince, come ha stabilito l’Istituto geografico: le Province, infatti, conoscono di più il territorio”.

Presente anche il Comitato Avellino Capoluogo con Raffaella Spagnuolo, amministratrice della pagina facebook del comitato: “la nostra battaglia è anche aiutare i Comuni di 1000 abitanti che con la riforma saranno penalizzati. La Provincia dà servizi a Comuni montani, come a Monteverde, che sono molto lontani dalla Giunta regionale e non credo che verrà ascoltato più il sindaco di queste realtà. La Provincia offre servizi come il centro per l’impiego, ma ora che fine faranno i dipendenti dell’Ente? Se andrà via la Provincia andranno via molte istituzioni territoriali”.

Una sindacalista, in contatto con il Commissario straordinario per la revisione della spesa, Carlo Cottarelli, ha suggerito l’importanza della riforma dei Ministeri. Poi ha detto: “Oggi in Provincia si lavora male perché è calato l’entusiasmo. La strada comune non è quella demagogica di aggrapparsi ad un Ente, ma indirizzarsi verso una soluzione di riforma migliore per tutti”.

È intervenuto anche il Prof. Vincenzo Martone del Comitato Regionale “Spazio Aperto”  (http://spazio-aperto.jimdo.com/): “bisogna riappropriarsi della politica se no la colpa è di noi cittadini. La funzione sociale oggi la svolgono i genitori ed i nonni: gli attuali politici se ne fregano di chi soffre. L’Art. 67 della Costituzione va cambiato perché i parlamentari spesso non rappresentano più il territorio. Bisogna ridare uno sviluppo enogastronomico con la fusione dei Comuni”.

Infine, ha preso la parola il presidente della Provincia di Salerno, Antonio Iannone: “in Italia c’è un vuoto di rappresentanza. Fatta l’Italia bisognava anche fare gli italiani. Questi dibattiti dovrebbero farli i partiti e non noi amministratori che dovremmo impiegare il tempo a lavorare. Tremonti iniziò a parlare dell’inutilità delle Province, ma la cosa sbagliata è che vincono i cattivi compromessi. Il cittadino percepisce lo Stato nella sua interezza: paga le tasse, ma non vede in campo le competenze delle impalcature statali. Né il patto di stabilità, né la spending review servono: va ridotto il numero dei parlamentari prima e poi si arriva alle Regioni. Caldoro ha ammesso che esse devono avere natura programmatica e per lui le Province non sono, quindi, il problema. Non ammetto che Renzi che ha fatto carriera con la Provincia oggi dica che essa è inutile. Le Regioni sono state inventate negli anni ’70 senza rispettare le identità territoriali. Se non siamo coscienti delle nostre radici non possiamo costruire coesione territoriale. Non si possono prima portare a 110 le province e poi le si vuole togliere. Dobbiamo difenderle: la santa alleanza va fatta sui territori, al di là dei partiti. Non si può abolire tutto ad ogni costo, altrimenti aboliremo la Patria”.