Rio S.Francesco – Gabrieli: “Si è tentato di cancellare con la penna una storia fatta di abusi”

torrente s francesco

Avellino – “Una società che dimentica il passato non può che ricadere negli stessi errori, deresponsabilizzando coloro che quegli errori commisero e che, soprattutto in politica, si ripropongono come se ne fossero stati estranei. Historia magistra vitae, testis temporum, avrebbe ammonito Cicerone. La memoria storica delle cose va tenuta viva negli uomini, atteso che la rimozione di un ricordo, di un fatto genera inevitabilmente il ripetersi dello stesso. Se così non fosse, che senso avrebbe mantenere vivi, ad esempio, il ricordo della Shoah, del Fascismo, di Chernobyl, delle Torri Gemelle, delle stragi di Capaci e di via D’Amelio. Ma la memoria storica per le comunità va oltre. Deve andare oltre ed interessare il luogo in cui si vive, in cui si tramanda il passato da una generazione ad un’altra, perché questa costruisca su fondamenta solide il futuro senza correre il rischio che il passato si ripresenti sotto forme diverse ma con uguali errori. Per i credenti è il caso del maligno che va esorcizzato. Per i laici è la consapevolezza che la propria esperienza negativa non abbia una sorta di consecuzione a vite per i loro figli. E la nostra Comunità? Sembra aver perso la memoria del proprio passato. Del vissuto. Sembra rassegnata in una sorta di fatalismo. Imprigionata in labirinti senza uscita. Insensibile ad una vita che è sempre più sopravvivenza. Indifferente al mutare dei tempi. Adagiata in uno status quo il cui orizzonte è quello di un miope. Impenetrabile. Si scuote acriticamente solo alla notizia forte del giorno, salvo ad archiviarla l’indomani“. Così Leonida Gabrieli, in una nota, parla della questione Rio S.Francesco.

“Così  - spiega – si perde la memoria delle cose e si perpetuano gli errori, lasciando nelle mani dei soliti altri, che non sapranno fare altro, il proprio destino. Destino vittima di una irresponsabile autoreferenzialità e di un egoismo simulato dall’altruismo, ma di fatto arrogante, sprezzante, cinico, supponente. Da qui la deriva della nostra Comunità. Questa è giunta a subire passivamente addirittura la violenza che alcuni provvedimenti hanno sulla Città. Ed è il caso, ad esempio, della declassificazione del Rio S. Francesco. Il Sindaco e la Giunta hanno tentato di cancellare, con un tratto di penna, una storia fatta di abusi quanto al rispetto dei vincoli idrogeologici e ambientali, in tal modo creando le premesse perché quegli abusi si perpetuassero. Da qui - conclude - la necessità che questa Comunità non dimentichi cosa è accaduto, cosa potrebbe accadere, cosa è necessario che non accada. Come è necessario che il Sindaco e la Giunta non aspettino, come manna dal cielo, un provvedimento ministeriale salvifico per realizzare ciò che la Regione ha scongiurato. Eppure qualcuno ha promesso alla Città che non avrebbe consentito la costruzione di un solo metro cubo in più e che avrebbe detto tutta la verità! Salvo ad intendersi su cosa sia la verità.”.