Politica nazionale e provinciale, Galdieri: “investiamo su cultura e formazione”

galdieri osvaldoAvellino – “Ringrazio Sabino Morano per averci dato la possibilità di incontrarci ma soprattutto di riflettere su quello che sta succedendo nello scenario politico sia a livello nazionale che locale. Per quanto riguarda l’azione di governo nella nostra città sarò abbastanza breve anche perché oltre all’ordinanza “Stop al pallone in centro” del giugno 2013 non c’è molto da ricordare”. Così esordisce nella sua nota Osvaldo Galdieri, ad una settimana esatta dall’incontro pubblico di Cantiere Irpinia, esponendo la propria visione politica sulle problematiche riscontrate nella provincia e nel suo capoluogo.

“Certo il commissariamento dell’azienda ospedaliera Giuseppe Moscati – prosegue -, l’abbandono in cui versano ancora le periferie (cavallo di battaglia delle campagne elettorali) il ritardo della bonifica circa l’inquinamento ambientale dell’Isochimica, le spaccature interne , il ritiro nel convento di Mercogliano, evidenziano una difficoltà dell’attuale amministrazione. L’immobilismo in cui versa la città di Avellino è sotto gli occhi di tutti. Tutto questo non rappresenta una novità per noi che conosciamo le difficoltà delle sinistre a conciliare il retaggio culturale ed ideologico con l’esigenza di una amministrazione pubblica che necessita di essere liberale in politica e liberista in economia.

Nulla di nuovo per noi - continua Galdieri -, se non la rabbia nel constatare che oggi, a livello nazionale, le opposizioni rispolverano nostre idee per uscire dal pantano. Nessuna novità per noi se non l’amarezza nell’apprendere che anche le sinistre hanno capito l’inutilità di una Europa che continua ad imporre sacrifici, svuotando le tasche delle famiglie Italiane. A tal proposito qualche giorno mi veniva in mente il messaggio del Prof. Giovanni Luongo “E’ colpa tua se i figli hanno troppi soldi in tasca” oggi sarebbe soddisfatto nel constatare che i soldi mancano anche nelle tasche dei padri. Questo soggetto politico che si chiama “Cantiere Irpinia”, dunque, nasce in un momento difficile e soprattutto in un periodo dove la sfiducia dei cittadini nei confronti della politica ha raggiunto i massimi livelli. Ma allora, mi chiedo, cosa ci spinga a scendere nell’agone politico, a metterci la faccia, ad essere insultati, vilipesi a sottrarre tempo alla famiglia e a noi stessi . E’ la Passione amici miei, il sentimento che, nonostante le delusioni elettorali, la sfiducia del popolo nei confronti dei soggetti politici e della politica stessa, ci vede qui riuniti a discutere su come recuperare consenso e soprattutto su come rimettere al centro della discussione politica “gli interessi dei cittadini”. Non e’ certo il cambiamento del nome di una organizzazione politica o la nascita di un nuovo soggetto politico che determina il recupero della fiducia nei confronti della politica stessa. Ma se questa nave su cui ci apprestiamo a salire ha deciso di intraprendere rotte che portano fra la gente e per gli interessi della gente, allora il cambiamento diventa un momento di riflessione e di crescita.

Certo le acque della politica sono insicure ed agitate, ma se decidiamo di sottoscrivere una mappa programmatica, di darci una organizzazione seria e soprattutto se si e’ fiduciosi e concordi sulla rotta da seguire, bene, la tempesta politica che oggi minaccia la grandezza economica, storica e culturale delle nostre comunità e quindi della nostra nazione può essere vinta. Dobbiamo prima di tutto capire che “la crisi della politica italiana non risiede solo ed esclusivamente in quella economica, ma anche nel fatto che le idee non corrispondono agli schieramenti, costruiti attraverso un artigianale e pasticciato travaso dei vecchi partiti della Prima Repubblica. Queste idee sono confuse e confondono, vengono continuamente rimescolate dalle lotte di potere e dall’assenza di una politica forte.” Dobbiamo garantire, quindi, quella normalita’ richiestaci dal presidente della Confindustria e dai cittadini per far ripartire questo paese. Dobbiamo far capire che I tempi lunghi della politica non sono quelli richiesti dal mercato e dalle imprese.
Stiamo attenti a tal riguardo perché se non c’e’ impresa non ci sara’ mercato, ma se non ci sono i consumi non ci sara’ impresa.

Dobbiamo far comprendere che I tempi di un processo civile non sono quelli richiesti dai cittadini e da un paese civile. Non e’ possibile leggere sul sole 24 ore che le aziende straniere hanno paura di investire in Italia perché per sbloccare un giudizio a favore di un impresa occorrono anni. Bisogna adoperarsi affinché:
– i 1.200 imprenditori che hanno chiesto ed ottenuto soggiorno in Albania ritornino a produrre nella loro terra che si chiama Italia.
– si ponga fine a questo vampirismo politico nei confronti dei cittadini.
– il cittadino, attraverso una legge elettorale, partecipi attivamente alla politica del paese.

Negli ultimi anni  - continua – purtroppo la latitanza della politica e la mancanza di progetti che agganciassero i mutamenti economico-sociali-culturali hanno relegato la passione politica nelle gabbie di governi tecnici che sono stati il veicolo di una imposizione straniera inaccettabile, per la nostra politica interna e per la nostra sovranità.

L’esilio di una politica, che non ha saputo intercettare, il consenso del popolo e i cambiamenti che ho poc’anzi accennato, ha lasciato questo paese nelle fredde, rigide e spietate regole economiche-finanziarie che non fanno sconto alcuno. Basti pensare alle continue chiusure di realtà produttive e quindi alle percentuali di disoccupazione in continuo aumento. Non e’ certo trascurabile il disequilibrio dei poteri dello Stato che si e’ venuto a creare negli ultimi vent’anni a favore di quello giudiziario.
La subordinazione del potere politico al potere economico - giudiziario rappresenta una deroga costitutiva alla politica democratica, intesa come sistema di regole specifiche che garantiscono la sana competizione fra concorrenti elettori, la partecipazione e l’influenza dei cittadini. Non e’ possibile che un soggetto politico debba essere sfiduciato dalla magistratura anziché dai cittadini.
Tutto questo e’ la conseguenza di una sconfitta amara e deleteria della politica. Ripartire quindi dalla difesa di valori come quelli della “sovranità politica e territoriale” e’ doveroso, per non mortificare la storia che ci ha visto come protagonisti della comunità “Europa” e per ricreare quell’equilibrio, indispensabile alla crescita di un paese civile, tra il potere legislativo, esecutivo e giudiziario.
Attuare quei principi insiti nel nostro dna come la riduzione della pressione fiscale e la detassazione degli stipendi, la sburocratizzazione rappresenta oggi la soluzione per ridurre l’altissima percentuale di disoccupazione, alimentare i consumi e sostenere il mondo dell’impresa. Evitare lo svilimento della funzione del parlamento a favore dell’influenza sempre maggiore di potentati economici e di forze diverse da quelle parlamentari, nelle decisioni politiche, costituisce l’unico rimedio da adottare se si vuole arrivare a definire una distinzione tra “rappresentanza politica” e “rappresentanza degli interessi”. 

E’ inevitabile che il presupposto per il recupero di un ruolo centrale della politica, quale motore propulsivo di una comunità, di un paese e’ quello di ritornare a dialogare con la gente, di investire sui giovani, sulla loro formazione ed insieme trasformare i partiti tradizionali in fucine, in luogo di esperienze politiche, di aggregazione, in laboratori in grado di proporre progetti . Vorrei, infine, richiamare la vostra attenzione sul fatto che in questi ultimi anni nel conto economico dello Stato, le voci di spesa più sacrificate sono state quelle che riguardano la formazione, la cultura, il patrimonio artistico e il mezzogiorno d’Italia.

A tal riguardo concludo dicendo che il prezzo più alto sostenuto da qualsiasi società e’ dato dal mancato investimento nella formazione, nella cultura, nell’arte, nella ricerca e soprattutto nello sviluppo omogeneo del paese”.