Poliziotta in ferie con permessi sindacali, Si.p.pe. “il DAP faccia chiarezza”

polizia-penitenziariaRoma – Un agente di polizia penitenziaria sindacalista, componente dello staff del Provveditore dell’Amministrazione Penitenziaria per il Lazio, si troverebbe in questi giorni in permesso sindacale retribuito, cioè pagato dagli italiani, in  vacanza in Australia.  Ed infatti, il mese scorso, il sindacato denominato CNPP (Coordinamento Nazionale Polizia Penitenziaria), a capo del quale sin dal 2000 c’è Giuseppe Di Carlo, avrebbe chiesto 35 giorni di cumulo di permessi sindacali in favore della segretaria del Provveditore Maria Claudia Di Paolo, pare a far data dal 20 gennaio al 28 febbraio 2014.

Il fatto è apparentemente lecito, se non fosse che l’agente in questione, invece di svolgere attività sindacale a tutela dei diritti dei lavoratori, si troverebbe, proprio in questo periodo, in vacanza nell’altra parte del mondo, fatto testimoniato da alcune foto  pubblicate sulla propria bacheca di Facebook, dove la stessa sembrerebbe ritratta con i biglietti aerei in mano per l’Australia e poi immortalata in affascinanti località dell’Oceania. Permesso sindacale o vacanza? Il CNPP, nel proprio sito, in data 5 febbraio 2014 ha pubblicato un comunicato  che di fatto non smentisce la vicenda ma si limita a minimizzarla elogiando solo l’operato del sindacato, ritenendolo una grande famiglia. Di fatto però, nel comunicato il segretario generale del CNPP non dice se questi permessi sindacali sono stati realmente concessi e per fare cosa.

La vicenda, che ha fatto il giro d’Italia in poche ore, ha anche scatenato diverse reazioni sui vari social network. Reagiscono anche qualche sindacato. Secondo il Segretario Regionale per la Campania del Si.P.Pe. Giuseppe Nazzaro, i permessi sindacali retribuiti, cioè pagati dagli italiani, sono nella piena disponibilità dei sindacati ma gli stessi devono essere richiesti esclusivamente per svolgere il mandato sindacale come prevede l’articolo 32 del DPR 164/2002. ”Non voglio entrare nel merito della vicenda – dichiara inoltre Nazzaro – ma ammettendo che tutto possa essere verosimile, ritengo che qualcuno debba fornire delle risposte ai cittadini e ai poliziotti penitenziari perché il costo complessivo delle assenze per motivi sindacali penzola inevitabilmente sulla spesa pubblica e quindi sul contribuente. Su questa vicenda – conclude Nazzaro – auspico che anche gli organi del DAP che per legge hanno la competenza per autorizzare il cumulo dei permessi, facciano la dovuta chiarezza”.

“Tutto questo sembra accadere – dichiara invece il vice Segretario Generale del Si.P.Pe. Antonino Agri’ – mentre l’Unione europea ha sanzionato l’Italia per le condizioni disumane delle carceri e dove, a far fronte ad un esercito di detenuti, ci sono meno di 38mila agenti della polizia penitenziaria, perché buona parte di loro sono impiegati nei ministeri, nelle segreterie dei  provveditori, in distacco sindacale e in cumulo di permesso sindacale”.