S. Paolina – Luongo svela il mistero del SS. Rosario

BVM_del_ROSARIOLa ricerca iniziata da Isacco Luongo (autore di Compendio Santa Paolina, Madre-Civitas Montefuscoli) sui pregi artistici presenti a Santa Paolina prosegue.
“Anche a Santa Paolina si può fare cultura – dice lo scrittore – In sintesi ho voluto dimostrare che il pregiudizio su Santa Paolina deve cessare, le carte della chiesa di S. Paolina valgono più dell’oro degli eredi della famiglia Coscia, o della congiurata monarchia dei Borbone, e notizie veramente bollenti stanno ancora emergendo”.
Il caso eclatante è proprio quello che segue: “Nella nostra chiesa c’è un bel dipinto che raffigura la Beata Vergine del SS. Rosario, ma l’interpretazione e la valorizzazione di questo è stato sempre un grosso enigma per numerosi esperti, che non sono mai riusciti ad identificare l’autore di questa meravigliosa opera d’arte, a causa di un’abrasione posta sul nome dell’artista che, risale probabilmente ai tempi del Card. Coscia di Pietradefusi oppure a quelli del Cutillo di Montefusco che ebbe incarico dall’Orsini di ricostruire la chiesa dopo i crolli dovuti ai vari terremoti dal 1688 al 1732. Così per lunghi secoli è calato l’oblio su quel meraviglioso dipinto con caratteristiche stilistiche fiamminghe ma di scuola napoletana”.
Per iniziativa di Luongo ,l’anno scorso quel dipinto divenne il logo delle celebrazioni del quarto centenario dalla fondazione della congrega (1613 – 2013). “Così molti in paese – spiega – vedendo i manifesti e gli opuscoli informativi, oppure dal libro (compendio S. Paolina pag. 318) si sono chiesti: ma chi è questo Michelangelo che ha dipinto questa bellissima Madonna? “.
“L’enigma era posto da una cattiva interpretazione di quei segni ancora visibili, nonostante il tentativo di occultamento subito dagli abitanti di S. Paolina dell’epoca. Inoltre, quarant’anni fa il Parroco Michele Musto fece quello che poteva, con gli strumenti che aveva, e trascrisse nel suo libro che: “l’autore era quasi illeggibile”; ma con un po’ di impegno riuscì ad isolare alcune parti corrette. “Era un genio” Michele Musto, e trascrisse nel suo libro a pag. 36 – Io Ant (Xr Ardefus Neap A.D. 1608 Pinxit). Oggi in quella ricerca mi sono cimentato anch’io e, desidero rispondere di questo ai cittadini di Santa Paolina. Così, da un’attenta lettura di alcune foto ad alta risoluzione si riesce a decifrare: “IO: ANT: ARDIT … NEAPOLIS” e poi in un’altra linea “ANNO DNI. 1608” Questa vicenda assume una miriade di implicazioni. In sintesi si tratta di “Iohannes Antonii Arditi de’Vercelli”. – Ecco spiegato il motivo dei lineamenti olandesi, ma di scuola napoletana. Giovanni Antonio Arditi da Vercelli stabilì una scuola pittorica a Napoli e, tra le sue opere veramente caratteristiche e di grande valore artistico, troviamo, la Cappella d’Avalos nella Chiesa di Sant’Anna dei Lombardi che, si trova a Napoli, in piazza Monteoliveto. Questo mastro d’arte dipinse con Antonio Sarnelli, Fabrizio Santafede e Carlo Sellitto nel 1606. Nel nostro dipinto del 1608 invece risultano raffigurati nella visione estemporanea e surreale della Beata Vergine del Rosario, i seguenti personaggi: San Domenico, il Pontefice Sisto V (Felice di Peretto che, nacque il 13 dicembre 1521 nelle Marche) che ebbe il titolo di S. Girolamo degli Illirici; poi alle spalle di queste due figure spunta il committente, ovvero Carlo Gesualdo, Principe di Venosa e Duca di Conza, che stando alle ricerche di Erasmo Ricca era feudatario di Santa Paolina, ma anche di Montefusco dai tempi di Fabrizio II Gesualdo e Geronima Borromeo. Altre cose dovrei dire – conclude Luongo – ma non ora, le scriverò nel secondo volume” .