Montefredane; Antonio Polidoro spiega la polemica dello stemma sulla facciata del Comune

thMontefredane – Riceviamo e pubblichiamo il seguente comunicato da parte di Antonio Polidoro circala vita civile ed amministrativa di Montefredane:

“Chiedo al Direttore  di ospitare un intervento che attiene alla vita civile e amministrativa di Montefredane, un campo che, come ben sanno i redattori del  giornale con cui collaboro, non ho mai toccato né direttamente né di riflesso.

E’ di questi giorni un momento difficile nei rapporti tra Comune e Soprintendenza ai Beni Culturali, un botta e risposta tra i due enti, con una replica a dir poco  incauta del primo cittadino ad un Sovrintendente che deve, comunque, far rispettare la legge.

I fatti , semplicissimi nella loro genesi, attengono ad uno stemma realizzato in ceramica ed affisso sulla facciata del Comune, un’ opera senza dubbio molto ben riuscita. Qualcuno ha protestato, la Soprintendenza ha chiesto chiarimenti, il Sindaco ha risposto che c’era una delibera del Comune, il Sovrintendente non l’ha presa bene e ha proceduto.

In tutto questo non intendo entrare. Nei nostri paesi è dura a morire la tendenza a condurre la sana e sacrosanta opposizione alle Amministrazioni elette dal popolo dando libero sfogo agli esiti devastanti del rancore personale. E’ soltanto il caso di ricordare il rinvio a giudizio di un Assessore e di un Architetto ( poi completamente scagionati dalla Magistratura)  a seguito di un ricorso al Prefetto; dall’altra parte, la triste, poco edificante sequela di manifestini anonimi, non di rado infamanti per alcuni componenti dell’amministrazione in carica di Montefredane.

Che, come molte altre in questi tempi difficili,  non brilla per attivismo e tanto meno per atteggiamenti di cordiale disponibilità anche verso chi ha votato diversamente. Ma l’opposizione va, comunque, condotta a viso aperto, nei modi e nelle forme che la nostra antica civiltà democratica richiede.

Il mio intervento, modesto e rispettoso delle due Autorità, vuole, soltanto, tentare un’armonizzazione delle posizioni per evitare qualcosa di molto più inelegante, dirompente ed inopportuno.

Dietro tutta questa storia c’è la figura di un autentico artista –gentiluomo, il professor Giovanni Aquino, già apprezzato docente del nostro Liceo Artistico, pittore raffinato ed ottimo ceramista, il quale, anche in tempi un cui non era possibile ravvisare contiguità familiari con l’Amministrazione, aveva (anche a chi scrive) espresso la volontà di fare omaggio al Comune di una sua opera.

E così  è stato. Il Maestro Aquino ha proposto il dono, generoso e disinteressato, di un’ opera in ceramica che riproduce lo stemma del paese. Che è stato collocato sulla facciata dell’edificio comunale e che potrebbe essere rimosso.

Chiedo, perciò, al Soprintendente, che mi dicono persona sensibile e preparata, e all’Autorità cui la questione è stata inoltrata, di immaginare quale possa essere l’esito, nella sensibilità dei cittadini, di una rimozione del pannello, una rimozione che porterebbe alla inevitabile distruzione dello stesso.

 

 Un manufatto artistico, ma anche un prodotto di artigianato artistico, va tutelato, se non in forza di legge, alla luce del buon senso, esattamente come la facciata di un vecchio edificio. Ormai c’è e non appare neppure così devastante negli effetti estetici !

Ci si innamora di Lisbona anche per le splendide ceramiche che abbelliscono gli edifici antichi e moderni!

E’, poi , il caso di ricordare alla Sovrintendenza che di fronte al Comune è presente uno dei più clamorosi affronti alla storia e al senso estetico, una merlatura in cemento armato che sormonta e circonda da qualche decennio la cornice in pietra della bella , ottocentesca torre campanaria, tra l’altro un inquietante “ritorno” alle tentazioni temporali della Chiesa. Nessuno si è sentito mai “disturbato” dall’incredibile “aggiunta”.

I nostri bambini immaginano la loro splendida Chiesa di Papa Francesco come un ‘ entità che si difende e offende attraverso il merli di un campanile divenuto la torre di un Castello, con arcieri pronti a colpire. Non sembrino fantasiose divagazioni! Gli effetti educativi di certe “stranezze” non sono da prendere sotto gamba , proprio come quelli statici, codificati dalle Scienze delle Costruzioni, che raccomandano ( ma, direi, prescrivono!), segnatamente in zone sismiche, di non appesantire le strutture. Quanto alla facciata del Comune, un vecchio edificio ( dal quale sparì negli anni settanta una magnifica e preziosissima tela secentesca ) più volte deturpato e riportato, insieme al centro storico del paese, alle antiche linee, dall’Amministrazione Troncone – De Gisi, occorre pur dire che non è il caso di immaginarla come il prospetto di Palazzo Strozzi.

E’ pur vero che la legge impone di conservare gli edifici che abbiano un certo numero di anni, ma,

quanto agli esiti estetici della collocazione  dello stemma, c’è da dire che non appare, poi, tanto “letale” alla percezione dell’insieme.

L’azzurro e le ocre sono le risorse cromatiche dell’opera, le ocre  della parte centrale, in particolare, richiamano in modo netto e in perfetta armonia il colore della facciata.  Vorrei ricordare, poi, i tanti centri storici irpini devastati da scadentissimi e giganteschi murales e , se mi è permesso, sconfinando in un altro campo, a tutte le devastazioni consentite nella nostra provincia a danno del patrimonio organario. Chi scrive , all’epoca Ispettore Onorario nominato da un Ministro fuori da ogni sospetto, Alberto Ronchey, si dimise dalla carica, che pure enormemente lo onorava, dopo la vista alle chiese di Grottolella, Montemarano , per tacere di tante altre….

Ma il Sovrintendente di oggi non è quello di ieri ,nulla c’entra con questi guasti  e , per di più, deve far osservare la legge. Occorre , tuttavia, far ricorso al buon senso. Da una parte la capacità di saper ammettere l’errore amministrativo per non aver tenuto conto di un importante e prezioso ruolo di tutela, dall’altro la considerazione che dietro tutto questo c ’e il nobile gesto di un artista che intende donare un suo prodotto artistico alla sua comunità d’origine.

Se è grave non tener conto di un passaggio amministrativo è ancora più grave non riconoscere la bellezza di un dono e, addirittura, “ innaturale” non accettarlo.”