Su Venezia e le sue esternazioni. La nota di Giovanni Bove del Circolo Foa

bove giovanniAvellino – “Enzo Venezia, il deus ex machina, di tutta la cucina che si mette su a via Tagliamento e dintorni, è uscito con una impegnativa dichiarazione pubblica che sottoscriviamo in pieno.

Dice Venezia, riferendosi alla crisi della giunta a Palazzo di città: “È chiaro che la sua rigidità amministrativa (riferendosi a Paolo Foti) non consente quel fare disinvolto che contraddistingue un’allegra gestione della cosa pubblica. Spero che dietro tante spericolate aggressioni non si nascondano sfrenate ambizioni personali o, addirittura, probabili tutele di tipo urbanistico.”

Siamo perfettamente d’accordo. Speriamo che Enzo Venezia, eviterà questa volta una delle giravolte che caratterizzano da sempre il suo agire politico, stando al nostro fianco quando sarà necessario, quando la sua paura dovesse avverarsi, viste le spinte che già si intravedono per attivare nuovi cantieri nelle poche aree non sature della città. Noi siamo convinti che egli stavolta indosserà l’elmetto per consentire a Foti di rispettare, senza deroghe per nessuno, l’impegno assunto in campagna elettorale che non vi sarà neppure un centimetro in più dell’esistente di nuova edificazione privata in città”. Questo in una nota il pensiero di Giovanni Bove Coordinatore del circolo PD Vittorio Foa

Cogliamo l’occasione per due precisazioni. La prima – continua la nota – è rivolta sempre a Venezia. Gli piace sempre giocare con i numeri e, come tante altre volte, e sempre in materia di voti, non ha perso un’ennesima occasione, visto che dai conti dei delegati della convenzione ve ne era qualcuno non assegnato, di fargli indossare la maglietta renziana e cercare di gonfiare il risultato non proprio esaltante che la “grande alleanza” ha conseguito. Ci dispiace per Enzo: i delegati renziani erano e sono semplicemente 159 e non 161.

Infine esprimiamo la nostra soddisfazione che l’ex senatore De Luca abbia metabolizzato il lutto per la batosta congressuale che lo ha ridotto ad appendice caudale dei famigliettiani ed abbia ripreso ad intervenire sulle cose della politica. Ci mancava il suo contributo soprattutto ora che la “terra dei fuochi” è divenuta questione nazionale”.

“De Luca – conclude Bove – continua ad interrogarsi come mai la sua legge sulle cave rimane inattuata. Delle due l’una: o c’è una assoluta insensibilità dei Letta e dei Franceschini sulle intuizioni del suo rappresentante in Irpinia o c’è qualcosa nel ragionamento di De Luca che non funziona. Gli poniamo una domanda semplice semplice: ma non è che una cava da riempire non sia altro che una discarica a cielo aperto già scavata? e che gli inerti da collocare siano solo del “tal quale” dal forte contenuto inquinante e non rifiuti resi sterili da un trattamento che non hanno avuto negli Stir?

Se così fosse, quale sarebbe la differenza con la intuizione di Sandokan di riempire di rifiuti le cave abbandonate del piano campano?

Aspettiamo una risposta chiarificatrice”.