Crisi castanicoltura. Giordano presenta interrogazione parlamentare

giordanoLa crisi che la castanicoltura sta vivendo in Campania e soprattutto nella nostra provincia, si fa ogni anno sempre più grave. Il cinipide galligeno del castagno sta provocando danni seri e letali sia ai secolari e pregiati castagneti irpini che alla produzione, a causa del veloce deperimento delle piante che attacca. Sono molte le sollecitazioni che provengono dal nostro territorio per far fronte a
questo disastro economico“. Questo quanto afferma l’on.Giancarlo Giordano in una nota.

Già nel 2012 ci fu un calo della produzione con punte dell’80% e gli ultimi dati di questo autunno ci dicono che in Irpinia viene perso anche il 90% del prodotto, minando in modo sostanziale all’occupazione del settore castanicolo. Proprio per questo motivo – spiega l’on. Giordano – ho presentato un’interrogazione parlamentare per chiedere al Ministro delle politiche agricole e al Ministro dell’ambiente, quali iniziative intendano mettere in atto per far fronte a questa crisi e al dilagare del parassita. Bisogna cominciare ad affrontare seriamente il problema, coinvolgendo le istituzioni a tutti i livelli.

Questo il testo dell’interrogazione parlamentare:

Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, al Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che: in Campania e nel territorio della provincia di Avellino insistono diversi prodotti tipici legati all’enogastronomia locale e conosciuti in tutto il modo; tra questi prodotti tipici vi è la «castagna di Serino» considerata dagli esperti tra le migliori varietà italiane soprattutto per le caratteristiche di pregio dei suoi frutti dalle dimensioni mediogrosse, la «castagna di Montella» di pezzatura media o medio-piccola, viene utilizzata per le tipiche «castagne del prete», castagne in guscio essiccate su graticci di legno, tostate e successivamente idratate con acqua, e la «castagna Marrone di Santa Cristina»; la «castagna di Serino» è riconosciuta dal Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali come prodotto agroalimentare tradizionale italiano, ha una produzione annua di circa 100.000 quintali all’anno e proviene dai territori di Serino, S. Lucia di Serino, S. Stefano del Sole, Sorbo Serpico, Salza Irpina, Solofra, Montoro Inferiore e Superiore, Chiusano S.Domenico, S. Michele di Serino e Contrada in Provincia di Avellino; Baronissi, Galvanico, Castiglione dei Genovesi, Giffoni Valle Piana, Giffoni Sei Casali, Mercato S. Severino, S. Cipriano Picentino e S. Mango Piemonte in Provincia di Salerno; la «castagna di Montella» è un prodotto ad indicazione geografica protetta dal 1992, è riconosciuta dal Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali come prodotto agroalimentare tradizionale italiano, dal 1987 è l’unico caso di prodotto ortofrutticolo d’Italia ad avere la Denominazione di Origine Controllata, ha una produzione annua di circa 50 – 60.000 quintali provenienti dai comuni irpini di Montella, Calabritto, Bagnoli Irpino, Nusco, Cassano Irpino, Volturara Irpina, e Montemarano; la «castagna Marrone di Santa Cristina» è riconosciuta dal Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali come prodotto agroalimentare tradizionale italiano ed è coltivata in provincia di Avellino nei comuni di Moschiano e Forino; in Campania vi è una produzione annua di castagne di circa 200 – 220.000 quintali, pari a 1/3 della produzione nazionale; nel 2012, la produzione in Campania e in Irpinia è stata gravemente compromessa dalla veloce diffusione di un parassita, il cinipide galligeno del castagno, considerato l’insetto più nocivo a livello mondiale per il castagno a causa del veloce deperimento delle piante che attacca e che nel 2012 ha provocato un calo nella produzione di oltre l’80 per cento in alcuni dei territori dove insistono pregiate culture di castagno; la castanicoltura campana e irpina vive periodi di grande difficoltà con perdite di molti posti di lavoro e danni anche per l’ambiente – quali misure si intendono intraprendere per affrontare il problema legato alla crisi del settore castanicolo e alla diffusione del cinipide galligeno del castagno, che sta continuando a compromettere la salute di colture secolari e l’economia ad esse legata“.