PD – la lettera aperta di Gallicchio al Sindaco e ai consiglieri comunali di Avellino.

1_Gallicchio_Pasquale_BISACCIABisaccia – Riceviamo e pubblichiamo la lettera aperta del Consigliere Comunale di Bisaccia e dirigente provinciale del PD Pasquale Gallicchio rivolta al Sindaco di Avellino e a tutti i consiglieri comunali.

Uno sguardo oltre Piazza del Popolo per ricostruire un legame sempre più forte tra la città di Avellino e i paesi della provincia. Di fronte al profondo processo storico in atto, con mutamenti da governare e non da subire, istituzioni e politica sono chiamate ad un compito arduo, difficile ma non impossibile che è quello di aprire ad una nuova speranza, citando Gramsci, usando una intelligenza premonitrice.

Non ci chiudiamo nei nostri campanilismi. Occorre usare lenti in grado di leggere l’intero territorio, proprio per meglio collocarsi in una logica europea e mediterranea con la quale siamo obbligati a rapportarci. Questo richiama ad un ruolo guida della città capoluogo che deve percorrere, soprattutto per alcune scelte strategiche, la via del confronto per giungere a progetti condivisi in grado di unire in un unico abbraccio tutta l’Irpinia, ricollocandola a pieno titolo nel mosaico della rinascita del Mezzogiorno e di una posizione fortificata nella politica regionale.

Per questo bisogna essere coraggiosi riformatori, proprio per evitare un arretramento di prospettiva e restare nella storia di questa provincia. Un compito che spetta oltre alle istituzioni anche alla politica, perché la politica è storia collettiva e non storia di individui. Su questo vorrei invitare a riflettere i partiti e i movimenti politici, troppo spesso impegnati più in duelli rusticani che a rifiutare lo stato delle cose presenti e accendere una speranza a trovare risposte serie e coraggiose.

Per questa ragione immagino una Avellino vetrina della provincia.

Tento di farlo con quell’etica della responsabilità che tanto dovrebbe spingere ad amministrare meglio e amare sempre di più questa nostra terra, tenendo presente le conseguenze di ciò che si farà, gli effetti delle proprie azioni. Questo, sì, è un atto di rispetto nei confronti dei cittadini irpini.

Proprio, una ricongiunzione tra una Avellino che ha smarrito la sua dimensione e una provincia cresciuta, progredita a volte poco riconosciuta dalla città capoluogo, può aiutare a dare identità, dignità e maggiore spinta alle nostre zone spesso tagliate fuori da importanti processi che stanno ridisegnando modelli di vita e di sviluppo. Investire in energie umane e intellettuali per la costruzione di un nuovo modello Irpinia. Perciò, sbaglia chi continua a considerare la malattia e non si preoccupa della causa. Questo avviene perché nelle istituzioni spesso si è condizionati e impauriti dalle necessità di un riscontro elettorale a breve termine, anche quando si è soltanto all’inizio di un mandato.

Tutto ciò condiziona fortemente un serio percorso, e l’unica cosa che permette è la realizzazione di piccoli perimetri spesso fatti di singole clientele e lontane dalla tutela dell’interesse generale. Lavoriamo, quindi, ad una Avellino che non ignori i processi provinciali ma li valorizzi. Una Avellino non in concorrenza con la sua provincia ma integrata. Penso a tutti quei comuni irpini che sono al centro di processi di eccellenza. Qualche esempio: la produzione di energia da fonti rinnovabili, il polo della concia, l’agroalimentare di qualità, la cultura e il turismo come motori sociali ed economici.

Insomma, Avellino deve respirare e trasudare di questi processi elevandosi ad eccellenza riconoscibile tra le città d’Italia. Lavorare a questo significa accorgersi da Piazza del Popolo di quanto accade da Monteverde a Baiano, da Montella a Greci e avviare strumenti e appuntamenti per capire come intervenire ad esempio sul diritto alla salute, su un innovativo sistema dei trasporti, un moderno processo industriale, migliori politiche culturali e proposte turistiche per restare soltanto ad alcuni argomenti. Basta fabbriche di fango e ghigliottine che non convengono a nessuno se non a chi ne fa un mestiere, e questo naturalmente non interessa alla generalità degli irpini. La sfida per l’Irpinia, e per una nuova classe dirigente, sono certo, parte anche da questa proposta.

Con stima.

Pasquale Gallicchio