Arte in scena: Luigi Franzese svela i segreti della memoria al ‘Gesualdo’

Franzese

Giulio Carlo Argan ha ammirato «la finezza e la preziosità» della sua arte. Filiberto Menna ha sottolineato «l’indubbia maturità e il contributo tutto particolare» apportato nel contesto di un «ritorno della pittura». Franco Solmi ha evidenziato «le ragioni della propria desiderante, ambigua modernità». Domani, venerdì 26 aprile alle 18, nel Foyer del Teatro “Carlo Gesualdo” di Avellino, si inaugura la mostra personale del Maestro Luigi Franzese dal titolo «I segreti della memoria».

La mostra di pittura del Maestro Luigi Franzese, pittore nato a San Giuseppe Vesuviano e cresciuto artisticamente a Napoli, si inserisce nell’ambito del cartellone “Arte in scena 2013”, il progetto di “Teatro aperto” a tutte le forme d’arte, a tutti i linguaggi della cultura e a tutti i talenti che coltivano e difendono il bello, fortemente voluto dal presidente dell’Istituzione Teatro Comunale Luca Cipriano.

Al Vernissage di venerdì alle 18, interverranno oltre all’artista anche il presidente dell’Istituzione Teatro comunale di Avellino Luca Cipriano, il Commissario prefettizio del Comune di Avellino Cinzia Guercio, il professore della Federico II di Napoli Guido D’Agostino e la giornalista Michela Monti.

Nel corso del Vernissage, verrà presentato al pubblico del Foyer del Teatro “Gesualdo” il video «F = m . a», realizzato da Raffaele Salvati e dedicato proprio all’arte del Maestro Luigi Franzese.

L’esposizione pittorica “I segreti della memoria” sarà ospitata nel Foyer fino al 17 maggio e sarà aperta al pubblico dal martedì al sabato, dalle 10 alle 13 e dalle 17 alle 20.

BIOGRAFIA LUIGI FRANZESE

Luigi Franzese nasce a San Giuseppe Vesuviano nel 1952. Le sue doti artistiche vengono subito intuite dai genitori e successivamente evidenziate dai suoi insegnanti che scrivono: «possiede delle spiccate doti artistiche», «è bravissimo in disegno», «eccelle in artistica», «si consiglia di proseguire gli studi presso gli istituti d’arte». Franzese intraprende, così, la formazione artistica e subito dimostra di avere una grande sensibilità per l’arte e una indubbia creatività. Conclude gli studi conseguendo l’abilitazione all’Insegnamento di materie artistiche nella scuola media.

Nel 1980 tiene la sua prima importante mostra personale a Napoli dal titolo «Annullamento dei piani come superfici», un interessante discorso sulla “spazialità dell’opera d’arte” che oltrepassando lo specifico del quadro sconfinava nella scultura e perfino nell’architettura senza trascurare la pittura. Gino Grassi nel presentare la mostra scrive che Franzese «dimostra che sulle falde del Vesuvio, dove vivono anche Emblema ed altri artisti, sta nascendo una nuova maniera di fare arte».

Nel 1983 viene segnalato alla Giorgio Mondadori e Associati Editori quale giovane artista emergente. Nel 1990 viene allestita, nei locali del Castello Cinquecentesco de L’Aquila e con il patrocinio della Soprintendenza per i Beni Ambientali Architettonici Artistici e Storici per l’Abruzzo, la mostra monografica «il silenzio della materia»: una mostra personale di così rara e complessa bellezza che Raffaello Biordi definisce Franzese «novatore di grande interesse» degli ultimi 150 anni.

Franzese lavora intensamente per approfondire sempre di più la sua singolare e interessante ricerca artistica (e numerose  sono le mostre personali allestite) e nel 2010 negli spazi del Museo Civico di Castelnuovo a Napoli viene organizzata, con il patrocinio del Comune di Napoli, della Regione Campania e del Parco Nazionale del Vesuvio, una importante e singolare mostra antologica riferita a 30 anni di ricerca artistica dal titolo «Del Vesuvio Franzese”

«Qualche anno fa definivo la mia pittura il punto zero delle cose e della materia, da cui si parte per arrivare ad un altro punto zero e così via: i nuovi spazi e i nuovi tempi che si creano durante i percorsi eterni della materia – scriveva Franzese – Sono contento per aver trovato un punto di arrivo e di partenza che, come uomo e come artista, da tempo cercavo nelle nebbie dell’arte contemporanea. Solo dipingendo si può fare pittura, il resto sono solo parole».