Marika Kaufmann ricorda Shlomo Venezia

Marika KaufmannSi è concluso venerdì  mattina ad Ariano Irpino il programma di eventi dedicato al ‘giorno della memoria’. Presso l’istituto comprensivo ‘Aurelio Covotta’, guidato dal dirigente scolastico Alfonsina Manganiello, l’intenso incontro con Marika Kaufmann, moglie di Shlomo Venezia, uno dei pochi sopravvissuti ad Auschwitz, venuto a mancare il primo ottobre 2012, per il convegno ‘Ricordare il passato per costruire il futuro’. Il dibattito sulla shoah è stato promosso da Maria Carmela Grasso, docente di lettere nell’istituto, da sempre sensibile ai temi sociali e alla cultura della memoria da tramandare alle giovani generazioni. Nel giorno della festa della donna, Marika Kaufmann ha ricordato suo marito Shlomo, che ha lavorato nel ‘sonderkommando’, una squadra speciale addetta alla liquidazione dei cadaveri, negli impianti di messa a morte, dopo la gasazione, fornendo la sua testimonianza di donna che ha saputo ascoltare i silenzi di un uomo uscito da un’esperienza tragica e curare la cosiddetta ‘malattia dei sopravvissuti’. “A voi ragazzi dico: diventate testimoni. Dopo aver ascoltato il mio discorso e dopo aver letto dei libri, vigilate  affinchè non si ripetano drammi come la shoah. Ci sono dei momenti in cui basta un niente per scatenare delle atrocità; prendiamo ad esempio le vicende in Siria e pensiamo a quello che sta facendo il presidente del paese contro il suo popolo”, le parole di Marika Kaufmann. La moglie di Shlomo Venezia ha raccontato ai giovani studenti della Covotta il caso fortuito che ha permesso a suo marito di salvarsi: “Shlomo aveva vent’anni e nel campo di concentramento, per fortuna, non è stato separato dal fratello e da due cugini. Con un gesto di coraggio, dal capannone in cui erano stati rinchiusi insieme ad altri deportati,  sono fuggiti per mescolarsi tra la folla nella famosa marcia della morte verso Mauthausen”. Quali i valori trasmessi da Shlomo ai nipoti? La domanda più gettonata dai ragazzi. “L’onestà, la forza interiore”, la risposta di Marika Kaufmann. Ad assistere alla conferenza, anche Oto Ciasullo, l’anziano arianese deportato in un campo di concentramento al confine con la Russia. Ciasullo, emozionato, ha così commentato: “E’ tutto vero, è stata un’esperienza atroce”.( Flavia Squarcio- fonte Il Sannio Quotidiano- edizione Irpinia)