Vendola all’attacco: “Basta balle spaziali”

 

E’ un Vendola a cui tutti sono abituati. Lui smuove la folla. La mobilita. Si fa attendere, come del resto, la politica ha abituato tutti. Giunge dopo i vari tour elettorali un’ora e mezza dopo, ma la gente è lì, davf1 a - NICHI VENDOLA A PRATOLA SERRAanti ai cancelli della Fma per avere risposte. Del resto quello è il luogo simbolo di vertenze senza fine, di emergenze che vedono l’Irpinia sull’orlo del baratro. Tutti lo sanno bene. Nessuno escluso.

E’ da lì che bisogna invertire la rotta per restituire dignità, riscatto e futuro alla gente dell’Irpinia e del Sud che vorrebbe vincere la sfida, che vorrebbe un giorno affacciarsi alla finestra e dire ai propri figli: ecco il vostro domani. Oggi non può ancora farlo perché i ‘perché’ sono tanti. Politiche errate, disattenzioni delle classi dirigenti, delle istituzioni in genere, crisi economica.

Dubbi, incertezze e perplessità che ora devono abbandonare il campo. E’ necessario – per invertire la marcia – mettere il piede sull’acceleratore dell’occupazione, dello sviluppo. Quell’acceleratore che si chiama anche meno morti bianche, meno suicidi, più moralità, più legalità, più concretezza.

In una parola: più fatti.

Ieri pomeriggio davanti ai cancelli della fabbrica irpina dell’azienda Fiat ad attendere il governatore della Puglia nonché leader nazionale di Sel sono in tanti. Sono gli stessi a cui si aggiungono tanti altri stanchi e stremati per una vita che non può essere vissuta appieno perché giungere a fine mese è diventato un incubo. Perché mettere il piatto a tavola non è più quotidianità. Troppi vorrebbero dimenticare passerelle e avere finalmente quel briciolo di diritto che è sancito nella Costituzione: il diritto sacro santo di ogni cittadino. Quel diritto che si chiama lavoro. Che si chiama vita e non sopravvivenza.

Il primo atto? Nichi Vendola firma e contro firma il suo ‘no’ alle trivellazioni in Irpinia. Lo fa dal palco della Fma, introdotto dal candidato in corsa per il Parlamento, Giancarlo Giordano, prende la parola ed è un fiume in piena. Non ha filtri. Conquista chi è lì ad ascoltare le sue parole che si spera possano tradursi in attenzione e risposte. Comincia subito restituendo l’immagine di un tempo che fu. Lo stesso che oggi diventa quanto mai attuale. Ricorda il film di Nino Manfredi ‘Anni ruggenti’. “Ho nelle mie tasche tanti bigliettini”.

E’ liet motiv di Nichi Vendola. “Mi sento come un ufficio postale. Su quei bigliettini ci sono le storie di un Paese ferito, di un Paese spaventato. Quelle lettere dicono: ‘vogliamo una finestra per affacciarci e vedere un futuro migliore’”.

“Sono arrabbiato – sottolinea Nichi Vendola – perché le balle spaziali stanno ingombrando il cielo. Non so ancora dove sono i 400 milioni di euro che servono a pagare la cassa integrazione in deroga ai lavoratori; non abbiamo ancora idea se ci sia un salvadanaio da rompere per gli esodati. Il volto dello Stato è deturpato da queste vicende. E’ uno Stato che non mantiene la parola. Mancano 900 milioni di euro che Berlusconi ha tolto a persone non autosufficienti”. Ma non è finita. “Credo che si possa vedere bene il vuoto della politica; le scelte strategiche legate alla meccanica… Non si capisce bene perché non abbiamo potuto discutere sul rilancio, sulla produttività; non abbiamo mai capito perché l’Irisbus – fiore all’occhiello dell’Irpinia – dovesse chiudere; non abbiamo ancora capito quali fossero le reali intenzioni della Fiat. Vorremmo ancora capire qual è il Piano industriale. C’è un problema ambientale: hanno lasciato molti veleni sul territorio. La bonifica è un ciclo economico e culturale”. E poi va oltre ma non troppo.

Il tema è lo stesso. “L’Irpinia è una delle terre più fertili. Eppure non esiste una fabbrica agro alimentare florida. Il lavoro non piove dal cielo. Non arriva con l’abracadabra. Il lavoro è frutto della fatica strategica, della diversificazione degli apparati produttivi”.

Vendola non manca di rispondere per le rime agli alleati. In particolare al numero uno dell’Italia dei Valori ieri pomeriggio in città. A chi gli chiede: come mai alla fine ha deciso di non stringere il patto con Antonio Di Pietro, replica senza peli sulla lingua: “Lui si è intrattenuto a fare una polemica di stampo berlusconiano contro lo Stato, contro il capo dello Stato. Noi abbiamo bisogno soprattutto in questo momento di riprenderci l’autorevolezza dello Stato. Tra me e lui ci separa l’atteggiamento. Il problema della campagna elettorale non può essere questo ma l’occupazione che manca”. E ancora: “E’ una campagna elettorale dove sembra sia meglio dare spazio alle tante Vanna Marchi piuttosto che pensare al lavoro, a proposte serie e veritiere”. Stilettate che colpiscono la politica in genere, che vanno dritto al cuore soprattutto di chi proprio non ne può più dei tanti bla, bla, bla.

DIETRO LE QUINTE…

Arturo Scotto segretario regionale di Sel: “Bisogna cambiare la politica in Irpinia. Siamo costretti a vedere continuamente tante figure che si riciclano e si presentano sotto i simboli. Vedo il vice presidente della Regione e l’ex presidente della Provincia candidati. Potevano dare tanto all’Irpinia ma invece il risultato è sotto gli occhi di tutti. C’è bisogno di una svolta politica perché l’Irpinia merita di avere un’attenzione nazionale e merita di avere un partito che voglia e sia in grado di rilanciare le politiche sociali, il lavoro, l’economia”. Il vertice regionale non fa passare in secondo ordine la vicenda della fabbrica dei veleni: l’Isochimica. “Siamo vicini alla famiglia del lavoratore che ha trovato la morte”. Una sottolineatura per dire: “Siamo convinti che va anche rilanciato il programma di messa in sicurezza del lavoro. Perché la politica deve essere tutela degli interessi generali e soprattutto speranza. Interessi generali e speranza devono tornare ad incontrarsi. Basta clientelismo e sopraffazione. Credo che si possa mettere la parola fine su questi ultimi due punti perché sono convinto che le persone abbiano capito che gli ultimi tentativi di delegittimazione sono i rantoli finali di un regime che è crollato”.

Parola al candidato irpino di Sel Giancarlo Giordano: “Abbiamo scelto questo luogo perché è evocativo di una crisi che attanaglia i più deboli. E’ da qui che bisogna recuperare con umiltà il rapporto che desideriamo rappresentare. Questo luogo deve essere la risposta del governo. Siamo la Sinistra che ha scelto la fatica del governo. I nostri programmi sono semplici. E’ necessario invertire le priorità. Primo fra tutti: puntare sul piano di investimenti straordinario di 50 miliardi di euro perché serviranno a creare lavoro. Saranno presi dai finanziamenti postati sulle spese militari e dalla patrimoniale che però dovranno pagare i ricchi; sbloccare subito 67 miliardi di euro dei fondi europei per il Sud. Solo così si riapriranno 100mila cantieri in tutta Italia. Bisognerà puntare sulla detassazione delle nuove assunzioni, investendo su una politica attiva di accesso al credito per le piccole e medie imprese”. Insomma Giordano ha le idee chiare: “Benvenuta Sinistra, noi ce la metteremo tutta e daremo risposte”. Una giornata all’insegna dei tour elettorali. E… intanto i forestali attendono da 9 mesi lo stipendio, i lavoratori della Irisbus continuano a bussare alle porte di chi potrebbe fare qualcosa; la disoccupazione è da brivido. E’ giunta l’ora che la politica cammini a testa alta e restituisca luci. E’ questo che la gente chiede. Niente di più.

Due giorni fa su Il Sannio Quotidiano – Edizione IRPINIA – di TERESA LOMBARDO