Altavilla – Il sindaco Vanni risponde all’opposizione
Altavilla – ”Sono trascorsi circa due mesi da quando ad Altavilla si è insediata la nuova amministrazione comunale da me guidata e, nonostante il breve periodo di tempo, l’attività amministrativa ha riguardato un po’ tutti i settori della macchina comunale, affrontando le non poche problematiche che, giorno dopo giorno, si sono presentate, il più delle volte, in tutta la loro gravità ed urgenza“. Così in una nota il primo cittadino di Altavilla Maro Vanni.
“Non ci aspettavamo di trovare una situazione agevole e florida dal punto di vista economico e questo lo abbiamo anche fatto presente nel corso della campagna elettorale, ma non nascondo che lo scenario che continua, tutt’oggi, a rivelarsi ai nostri occhi, non ci risparmia sorprese negative. A tutto ciò - continua - bisogna, inoltre, aggiungere l’accanimento di parte dell’opposizione consiliare che, conoscendo la triste situazione in cui versa il comune e sapendo bene che essa ci sta mettendo a dura prova nell’affrontare e risolvere con la massima tempestività i tanti problemi, furbamente sferra periodici attacchi, volti per lo più, a sfiancare il mio gruppo, già fortemente esposto allo stress dovuto alle incombenze ed alle responsabilità di cui deve farsi carico.
In fondo, questa parte di opposizione gioca la sua partita, fa il suo mestiere, anche se lo intende in un modo un po’ particolare, ovvero caratterizzandolo con una abbondante dose di accuse e recriminazioni rivolte nei nostri confronti ed un ben più esiguo quantitativo di proposte costruttive. Questi sono i vantaggi del fare opposizione!”
“Non ho quindi né la voglia, né il tempo per star dietro a tutto ciò che questa parte della minoranza scrive su volantini e stampa locale, ma ritengo assolutamente doveroso spendere alcune parole per far chiarezza e dare spiegazioni alla cittadinanza, in merito alla questione della deliberazione riguardante la SCIA nelle zone omogenee A del territorio comunale.
Nei giorni scorsi, il gruppo consiliare di opposizione di Sinistra Ecologia e Libertà (consigliere Sole ed Asfaldo) ha prodotto un documento, pubblicato anche su qualche organo di stampa locale, che denunciava (con circa un mese di ritardo rispetto al termine utile) l’inadempienza del Comune di Altavilla Irpina, rispetto ad una deliberazione che, secondo la normativa nazionale, l’amministrazione avrebbe dovuto adottare entro il 30 giugno 2014.
Ebbene, ritengo doveroso motivare perché non è stato possibile rispettare i termini stabiliti dalla legge ed, inoltre, far chiarezza sulla questione rettificando alcune affermazioni imprecise, utili soltanto a creare disinformazione ed allarmismo.
L’oggetto del contendere è una integrazione al D.P.R. 380/2001 (Testo unico dell’edilizia), contenuta nel cosiddetto “Decreto del fare”, ovvero D.L. 69/2013 convertito nella Legge 9 agosto 2013 n.98.
In particolare, - commenta il primo cittadino -tale legge inserisce un nuovo articolo al già citato testo unico dell’edilizia (Art. 23-bis), il cui comma 4 recita testualmente: “all’interno delle zone omogenee A) di cui al decreto del Ministro dei lavori pubblici 2 aprile 1968, n. 1444, e in quelle equipollenti secondo l’eventuale diversa denominazione adottata dalle leggi regionali, i comuni devono individuare con propria deliberazione, da adottare entro il 30 giugno 2014, le aree nelle quali non è applicabile la segnalazione certificata di inizio attività per interventi di demolizione e ricostruzione, o per varianti a permessi di costruire, comportanti modifiche della sagoma. Senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica, decorso tale termine e in mancanza di intervento sostitutivo della regione ai sensi della normativa vigente, la deliberazione di cui al primo periodo è adottata da un Commissario nominato dal Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. Nelle restanti aree interne alle zone omogenee A) e a quelle equipollenti di cui al primo periodo, gli interventi cui è applicabile la segnalazione certificata di inizio attività non possono in ogni caso avere inizio prima che siano decorsi trenta giorni dalla data di presentazione della segnalazione. Nelle more dell’adozione della deliberazione di cui al primo periodo e comunque in sua assenza, non trova applicazione per le predette zone omogenee A) la segnalazione certificata di inizio attività con modifica della sagoma”.
Pertanto, come si può facilmente rilevare dalla lettura di queste righe, non è assolutamente vero che in nessun caso nelle zone A può essere utilizzata la procedura della SCIA, ma solo per quanto riguarda attività di una certa rilevanza, ovvero con delle modifiche consistenti al manufatto edilizio, tali da mutarne la geometria del volume esterno”.
“Inoltre, sempre riguardo alle affermazioni sapientemente mistificate dal suddetto gruppo di minoranza, è opportuno sottolineare che tale modifica alla norma, non muta il regime legato all’onerosità delle procedure abilitative, poiché le attività edilizie oggetto della presente integrazione, rientravano già prima tra quelle assoggettabili al regime della SCIA (precedentemente denominata DIA), così come specificato dal comma 3 dell’articolo 22 del medesimo decreto 380/2001 e risultano comunque soggette agli oneri del contributo di costruzione, così come specificato dal comma 5 dello stesso articolo.
Alla luce di ciò, scusandomi per l’elencazione noiosa di articoli e commi, credo di aver fornito dei dati certi ai quali chiunque può fare riferimento, senza essere preso in giro.
A questo punto, però, devo motivare perché il Comune di Altavilla Irpina non risulta essere in regola con la tempistica di adozione della delibera.
Una serie di concause ci hanno, infatti, impedito di rispettare il termine di legge, anche se amministratori e funzionari tecnici del comune si stanno adoperando per una risoluzione della questione, quanto più possibile celere, ma allo stesso tempo, appropriata alle esigenze del nostro territorio.
Infatti, adottare una delibera del genere entro lo scorso 30 giugno, a meno di un mese di distanza dell’insediamento ufficiale dell’attuale amministrazione comunale, avrebbe implicitamente significato, prendere una decisione affrettata, senza avere il tempo di valutarne la portata e, cosa ben più grave, gli esiti potenzialmente dannosi al patrimonio edilizio del nostro centro urbano.
Deve essere specificato che, in sostanza, la deliberazione oggetto di questa diatriba, consiste in una perimetrazione o catalogazione, che dir si voglia, di quegli immobili del centro storico o comunque del tessuto urbano consolidato ottocentesco e novecentesco, che possono subire, oppure no, delle modifiche sostanziali (fino al caso estremo della demolizione e ricostruzione) attraverso una procedura semplificata, che implica un minore grado di verifica e controllo da parte degli organi tecnici comunali all’uopo preposti.
Pertanto, proprio per la grande importanza che una decisione simile riveste per la conservazione, la tutela ed i programmi di valorizzazione dell’identità storica ed urbanistica del nostro territorio, abbiamo dovuto prendere atto, nostro malgrado, dell’impossibilità di rispettare la scadenza, a causa della dilatazione dei tempi necessari ai tecnici per produrre una valida analisi e ricognizione dello stato dei luoghi. Per la verità, si sarebbe potuto anche deliberare celermente, ma questo avrebbe necessariamente portato a due scelte alternative obbligate: da un lato, a fronte di una direzione volta a tutelare il più possibile l’esistente, avremmo dovuto precludere l’uso della SCIA alla stragrande parte delle aree ricadenti in zona A; dall’altro lato, invece, secondo un’ottica di maggior laissez-faire, consentire l’uso della procedura semplificata su larga scala, con il rischio di compromettere per sempre il patrimonio architettonico di pregio del nostro paese. - incalza – Abbiamo preferito mettere in atto una analisi più accurata (è più dispendiosa in termini di tempo) anche valutando possibili incongruenze o analogie con gli atti di indirizzo urbanistico presenti negli elaborati del redigendo P.U.C., che è un’altra grande questione della quale ci stiamo occupando con la massima attenzione. Questi sono i fatti, da me descritti in maniera chiara, circostanziata ed intellettualmente corretta.
E’ vero, siamo in ritardo rispetto a questa scadenza, stiamo però lavorando per minimizzare gli effetti negativi e massimizzare i risultati ed i vantaggi per i cittadini e gli operatori del settore, senza però compromettere valori e patrimonio comuni.
Un’ultima considerazione riguardo alle consulte.
Da un po’ di tempo a questa parte vengono tirate in ballo ovunque da una parte della minoranza, che le descrive come una delle cose più deleterie in assoluto.
Vorrei solo dire che io ed i miei assessori e consiglieri stiamo lavorando a ben altre questioni di maggiore importanza ed urgenza; abbiamo, però, ritenuto utile strutturare lo statuto comunale in modo tale da consentire la formazione di tali organi consultivi di supporto ed impulso all’operato dell’amministrazione, oltre che di partecipazione alla vita che si svolge tra le mura della casa comunale”.
“Le modalità di scelta e partecipazione sono lasciate alla discrezione dei singoli gruppi consiliari, ma devo riscontrare che, ad oggi, l’unico effetto sortito dall’opposizione è quello di ritardare il più possibile la formazione di tali organi consultivi di cittadini.
Credo che non sia un bene, anche perché, attraverso una scelta sapiente ed oculata di alcune tra le migliori professionalità e competenze presenti sul territorio, oltre che dar vita ad un elemento di maggiore raccordo tra amministratori ed istanze dei cittadini, si potrebbe anche attingere (senza oneri per le casse comunali) ad un bacino di saperi e di idee utili ad implementare l’attività della macchina comunale, talvolta, compensando anche le inevitabili carenze presenti in un piccolo comune come il nostro, senza dover ricorrere a costose consulenze esterne.
Infine – conclude – la questione finanziaria, ormai nota a tutti. Il comune è in stato di grave carenza di cassa a cui si aggiunge che in tale settore ci sono adempimenti che potevano essere fatti prima e che hanno, di fatto precluso l’acquisizione di nuove risorse utili ad arginare l’emorragia e le continue richieste da parte dei fornitori. Su questo si sta lavorando senza cacce alle streghe (e di streghe se ne potrebbero trovare a iosa) ma solo cercando di recuperare il tempo e le opportunità perdute non certo per colpa della nostra amministrazione. In tutta questa fase organizzativa iniziale, è fondamentale avere un Dirigente di Ragioneria con comprovata esperienza non solo nel settore degli enti locali. La scelta è avvenuta a seguito di una procedura pubblica tra due persone, di cui una sola aveva i requisiti previsti dal bando. Tutto qua”.